
Seppellito da un diluvio di critiche, Alessandro Di Battista trova un alleato al suo post di sabato, in Marco Pannella. Il leader radicale, che non ha paura di andare controcorrente, nega che il deputato a 5 Stelle abbia voluto giustificare i terroristi iracheni dell’Isis e spiega: «Di Battista vuole che siano elevati al ruolo di interlocutori i ribelli, i disperati che scelgono la violenza perché non hanno un progetto politico. In fondo è quello che anch’io dicevo di fare con le Brigate Rosse all’epoca del rapimento Moro, contrastato dal Pci che non voleva la trattativa. Bisogna sempre stimolare il riflesso al dialogo in chi ha scelto la violenza».
Non è un mistero l’antica simpatia di Pannella per Beppe Grillo, del quale ha intuito ante litteram le potenzialità politiche, per poi criticarlo. Ma la simpatia per il Movimento è rimasta, tanto che rivela a Radio Radicale di avere votato il candidato a 5 Stelle al Comune di Roma, preferendolo a Ignazio Marino.Ma su Di Battista non si placano le polemiche. Dopo le forti reazioni di ieri, anche il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni chiede le sue dimissioni dalla Commissione esteri della Camera (di cui è vicepresidente). Lo stesso fa il segretario di Italia dei Valori, Ignazio Messina, che definisce le sue parole «abominevoli».
Nel Movimento l’imbarazzo c’è, anche perché Di Battista non ha condiviso con gli altri toni e contenuti del suo lungo post, pubblicato sul blog di Grillo. Ma sono in tanti a difenderlo e ad attaccare la stampa. Come fa Giulia Grillo, che si spinge a parlare di una fantomatica «regia unica di tutti i media italiani» per «manipolare» le parole di Di Battista. Parole che, chiude il discorso senza troppi distinguo Gianluca Vacca, «solo i deficienti o i soggetti in malafede possono definire pericolose».
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