
All'inizio di giugno la Francia ha fornito armi leggere e munizioni ai ribelli libici nella zona occidentale della Libia. La notizia, rivelata dal quotidiano francese Le Figaro, è stata confermata dal portavoce dell'esercito Thierry Burkhard: «Abbiamo iniziato a lanciare con il paracadute aiuti umanitari: cibo, acqua, medicine. Durante l'operazione - ha spiegato - la situazione per i civili è peggiorata, perciò abbiamo fornito armi e mezzi di autodifesa, perlopiù munizioni». Le Figaro ha però parlato di lanciarazzi, fucili, mitragliatrici e rpg.
La Francia è il primo Paese a riconoscere la fornitura diretta di armi ai ribelli da quando, più di tre mesi fa, hanno preso il via le operazioni militari autorizzate dalla risoluzione 1973 dell'Onu per proteggerei civili. La stessa Francia, la Gran Bretagna e l'Italia ad aprile hanno annunciato l'invio di consiglieri militari a Bengasi. L'ammissione di Parigi potrebbe sollevare le critiche di Paesi come Cina e Russia, che già ritengono che la Nato e i suoi alleati siano andati oltre il mandato della risoluzione Onu. La Gran Bretagna non seguirà l'esempio della Francia, ha dichiarato ieri il viceministro alla Difesa Gerald Howarth, spiegando che tale pratica «potrebbe contrastare con la risoluzione, anche se in alcune occasioni potrebbe essere giustificata». Nessun commento è arrivato invece dai ribelli il cui leader, Mahmoud Jibril, ha incontrato ieri il presidente francese Nicolas Sarkozy.
La pianura tra le montagne occidentali e Tripoli, circa 50 chilometri a Sud della capitale libica, è teatro da giorni di intensi combattimenti tra i ribelli, che hanno ormai assicurato e consolidato le proprie posizioni nell'area, e le forze di Gheddafi, martellate quotidianamente dai jet Nato. L'arrivo delle armi targate Parigi potrebbe aver favorito l'offensiva degli insorti, che puntano ora a tagliare i rifornimenti e isolare Tripoli riconquistando Zawiya a Ovest, a ridosso del confine tunisino, e sfondandole linee nemiche a Misurata, a Est, per aprire la marcia verso Sirte.
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