
Al cuore della politica di David Cameron c’è un paradosso che gli europei potranno apprezzare molto, ed è il fatto che egli, per molti aspetti, è il classico cristiano-democratico europeo.
Malgrado ciò è il leader conservatore più apertamente euro-scettico dai tempi di Winston Churchill. Le sue idee sono di centro, con una forte impronta sociale. Il partito conservatore è stato ritenuto da molti - come ha detto proprio un conservatore - il "Partito Cattivo". Cameron ha cambiato gran parte del volto pubblico del partito conservatore, eliminando gli elementi di razzismo e omofobia che ancora restavano al suo interno. Ha sviluppato un concetto che ha chiamato «la Grande Società»: una sorta di contratto tra Stato, comunità e singoli cittadini, in virtù del quale tutti dovrebbero fare la loro parte nel fornire servizi e aiuto alle persone più deboli e anziane, prestare maggiore attenzione alla sicurezza e avere una cura particolare per le strade e l’ambiente. Cameron mette in contrapposizione questa sua idea con quella che definisce «l’ossessione» del governo laburista per il «Grande Stato», ma al tempo stesso assicura che il Servizio sanitario nazionale - il più dispendioso dei programmi statali - sarà garantito, come anche il sistema scolastico pubblico.
Il cambiamento che porta con sé evidenzia un altro paradosso di questa elezione: benché il partito conservatore abbia fatto campagna elettorale con lo slogan «Serve un cambiamento», le sue politiche non differiscono poi molto nella sostanza da quelle del governo laburista. Questa elezione - che molti hanno giudicato emozionante per l’ascesa dei liberal-democratici- è stata combattuta al centro.
I conservatori effettueranno tagli alla spesa pubblica un po’ più incisivi e un po’ più rapidamente. Incoraggeranno genitori e insegnanti ad aprire scuole semi-private. Aiuteranno di più le piccole imprese. Ma nessuna di queste cose è poi così diversa, in linea di principio. Perfino per quello che riguarda l’Europa, argomento sul quale le posizioni dei due partiti sono quanto mai distanti, gli effetti saranno soltanto secondari: un governo laburista non entrerebbe nell’euro (soprattutto non ora!) e un governo conservatore non cercherebbe di lasciare l’Unione.
Anche se molti pensano che la politica della Gran Bretagna sia vicina a quella degli Stati Uniti, la destra britannica e la destra statunitense oggi sono molto lontane fra loro (Cameron vede in Obama un modello, sia nel modo di presentarsi, sia per le sue politiche). La destra statunitense ha deciso di lasciarsi guidare dalle emittenti televisive di estrema destra, mentre in Gran Bretagna non vi sono equivalenti del genere.
Eppure, come molti opinionisti hanno fatto notare, le politiche sono soltanto una parte di ciò che possiamo aspettarci, forse la minima. Il prossimo governo dovrà affrontare le ripercussioni di un enorme debito pubblico, superiore ai 160 miliardi di sterline, svariate migliaia di sterline a carico di ogni cittadino britannico.
Significherà anche tagli alle spese, aumenti fiscali, la fine dei bei tempi dei quali il New Labour ha goduto, un’incessante serie di confronti con operai, insegnanti, università, medici, vertici delle forze armate, insomma quasi tutte le istituzioni esistenti. Governare sarà estremamente difficile. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Mervyn King, di recente ha detto che il prossimo primo ministro dovrà occuparsi di così tante cose spiacevoli che in futuro sicuramente non potrà essere rieletto.
Malgrado il fatto ché di sicuro Cameron sarà impopolare, i britannici mostreranno qualche interesse nei confronti di un autentico rampollo delle classi più agiate che dopo tanto tempo torna a essere primo ministro. Non se ne è più visto uno, infatti, dai tempi dell’aristocratico scozzese sir Alec Douglas-Home all’inizio degli anni Sessanta. Dopo di lui i leader conservatori diventati primo ministro - Edward Heath, Margaret Thatcher e John Major - erano di estrazione più umile. Cameron, invece, ha studiato prima a Eton e poi a Oxford, le scuole private della crema dell’élite britannica. È di famiglia benestante da alcune generazioni e sua moglie è nobile. Di sé ha cercato di dare l’immagine di un "uomo comune", ma non riesce a nascondere il proprio accento, così distintivo delle classi britanniche più agiate. Benché questa sia una società che presta parecchia attenzione all’estrazione sociale, pochi paiono provare risentimento nei suoi confronti per questo motivo. L’impopolarità potrà cambiare le cose, soprattutto se lui - un uomo ricco - sposerà gli standard di vita delle masse. Gordon Brown, uomo intelligente e determinato, ma di carattere spesso irascibile e scontroso, non è riuscito a farsi amare da molti britannici. Cameron ha un fascino di gran lunga maggiore: e di sicuro gli servirà tutto.
(Traduzione di Anna Bissanti)
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