
La situazione creata dall`approvazione del nuovo regolamento di par condicio da parte della Vigilanza preoccupa Napolitano che, nell`incontrare ieri mattina il presidente Zavoli gli ha «raccomandato caldamente» di trovare una soluzione. Zavoli ha convocato nel pomeriggio l`ufficio di presidenza della commissione, al quale sono stati invitati anche i vertici Rai, Masi e Garimberti, e il presidente dell`Agcom Calabrò. Garimberti aveva avuto mandato dal consiglio di amministrazione di rappresentare le «criticità» del regolamento, che praticamente azzera i programmi diinformazione e affini, a meno che i conduttori accettino di trasformarli in Tribune politiche, con nugoli di candidati e rappresentanti di lista, temi scelti da questi e tempi di intervento uguali per tutti. Il presidente Rai ricorda gli aspetti giuridici, addirittura in contrasto con la lagge di par condicio del 2000, che distingue tra comunicazione politica (tribune e affini) e informazione; i danni economici che derivano dal rivoluzionamento dei palinsesti in un periodo di garanzia (si parla di vari milioni di perdita); la limitazione all`autonomia editoriale della Rai e a quella dei giornalisti. «E non dimentichiamo il rispetto del pubblico, che ha diritto di non vedere solo Tribune», aggiunge. «In un colpo la politica si mangia editore, giornalisti, ospiti,telespettatori», sintetizzerà Floris durante la puntata di Annozero dedicata anche a questo argomento. Ciò detto,
e tornando a San Macuto, sia Garimberti che Masi ribadiscono la linea Rai: l`azienda applicherà
le norme «alla lettera», è la Vigilanza che deve decidere se modificarle o no.
La maggioranza però non ne vuole sapere, tanto più dopo il pronunciamento di Berlusconi
dell`altro ieri. Lainati e Butti, vicepresidente e capogruppo Pdl, lo dicono chiaro. «Così ci renderà conto di quanto questa legge sia liberticida», spiega Butti. «Le faremo la festa nel suo 10 ° anniversario», dirà, uscendo Lainati. Al limite, il Pdl è disposto a ragionare sulle interpretazioni.
Ma la Rai non ci sta. A questo punto è Rao, Ude, a proporre una mediazione. La Rai faccia una sorta di «simulazione» del palinsesto così come uscirebbe dall`applicazione del regolamento. Si verifichi quali e quante trasmissioni sono coinvolte (si parla addirittura di 50 programmi, compresi quelli radiofonici, non solo Annozero, Ballarò Porta a Porta, Report, ma molti altri, da Unomattina a Chi l`ha visto, La storia siamo noi, fino a Un giorno da pecora; ma è vero che il regolamento
parla dei programmi «più seguiti»). E si veda quali conduttori «ci stanno» a trasformare
le loro trasmissioni in Tribune. Martedì prossimo, ci si rivede in Vigilanza, «e decideremo come eventualmente operare», concede Lainati. Anche Butti parla di una «disponibilità del Pdl». «Purché si faccia in fretta. Io devo varare il regolamento per le private entro il 28 febbraio», fa notare Calabrò. E le regole delle private tradizionalmente ricalcano quelle della Rai. Sarebbe ben strano oggi il contrario: oltre al danno, la beffa», commenta il capogruppo Pd in Vigilanza Morii.
I conduttori (tranne Vespa, che pare abbia già accettato), incontrato Garimberti, aspettano
direttive. «Rifiutiamo di farci carico della grana», dice Annunziata. «Ci batteremo con tutte le nostre forze per andare in onda come siamo, ma se le cose resteranno così, vi prego di guardare cosa andrà in onda al posto nostro, vi farete un`idea precisa di quel che intendono i politici per buona tv», dirà Santoro al pubblico aprendo Annozero. Ma Bonino in trasmissione, tra molte polemiche, difende le nuove regole scritte dal radicale Beltrandi e approvate dal centrodestra:
«Nessun bavaglio, sono regole contro la giungla».
© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati