
Ore 11, nel Palazzo Apostolico Benedetto XVI ha reso esplicita davanti a sei ambasciatori (Moldova, Guinea Equatoriale, Nuova Zelanda, Belize, Siria e Ghana) la sua posizione a favore delle energie rinnovabili e contro il nucleare. «I governi utilizzino energie rispettose per . l'ambiente, evitando il ricorso a una tecnologia pericolosa per l'uomo». Il Papa tedesco dimostra di non avere mutato idea. Già da cardinale condivideva convinto quel movimento cattolico antinuclearista nato nella Germania degli anni Ottanta grazie alle riflessioni dell'amico filosofo Robert Spaemann. La tutela ambientale, ha ribadito, non deve essere condizionata da fini economici.
«Il primo semestre- di quest'anno - ha ricordato il Papa - è stato segnato da innumerevoli tragedie che hanno colpito la natura, la tecnologia e le persone». Il disastro di Fukushima lo ha scioccato particolarmente, specie dopo avere letto il rapporto che ha stilato il cardinale Sarah, presidente di Cor Unum, di ritorno dal Giappone dove era stato mandato per consegnare aiuti alle vittime. Il tema gli sta a cuore, come dimostra l'attenzione con la quale segue il dibattito in Germania che ha portato il governo di Angela Merkel ad abbandonare il nucleare e nonostante e gli gli alti costi.
Nonostante il discorso pronunciato agli ambasciatori per certi versi suoni come un endorsement al referendum di domenica, in Vaticano si affrettano a smorzare i toni e a ricordare che l'udienza per le Credenziali era fissata mesi addietro.
Sempre alle 11, quasi contemporaneamente al discorso antinuclearista, in piazza san Pietro sfilavano un gruppo di manifestanti tra cui anche un gruppo di sacerdoti, tra questi padre Zanotelli e don Aldo Antonelli. Tutti mobilitati per andare a votare quattro Sì. Avrebbero voluto srotolare uno striscione («Padre Santo ci aiuti a proteggere l'acqua») ma la polizia lo ha impedito. La regola vale per tutti: in area extraterritoriale non si deve fare politica. O almeno non si dovrebbe.
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