
28/10/10
L'Opinione delle Libertà
Secondo statuto, il congresso di Radicali Italiani si tiene ogni anno nel weekend a cavallo del primo novembre. In altre parole, a metà tra la ricorrenza laica della zucca di Halloween e quella religiosa di Ognissanti. E quale miglior momento per un'assise che, ogni anno, vede al centro della scena quello zuccone abruzzese dalle sembianze di santone indiano (a proposito, urge una spuntatina ai capelli) che è Marco Pannella?
E l'analogia non si ferma qui, visto che da diversi anni - almeno quattro o cinque, a spanne - il leader radicale si presenta alla vigilia dei congresso in sciopero della fame e della sete: col risultato di concentrare ancor di più (come se ve ne fosse bisogno) l'attenzione politica e mediatica dell'assemblea su di sé.
Ricordo benissimo l'atmosfera surreale del Primo Congresso di Radicali Italiani, quando Pannella - era il 2002 - al quinto giorno di sciopero della sete per il ripristino del plenum costituzionale alla Camera, bevve le proprie urine dalla tribuna congressuale. Sono passati otto anni e la storia si ripete, visto che Giacinto ha annunciato l'inizio dello sciopero della sete - quello della fame è già in corso dal 2 ottobre per sollecitare la ricostruzione della verità storica che c'è dietro la guerra in Iraq - da quando, l'altro ieri, è stata annunciata la condanna a morte di Tareq Aziz. Pannella che è in sciopero della sete dalla mezzanotte di ieri - ha lanciato un appello al Premier Berlusconi "che quasi ossessivamente afferma di avere per amici, e non solo complici, i potenti della Terra e in particolare Bush, Blair, Putin e Gheddafi, di dimostrarcelo in questa occasione, ne ha il dovere essendo stato fra i principali responsabili della guerra in Iraq scoppiata per impedire l'esilio di Saddam e la pace, in quel caso ingannando il Parlamento e il popolo italiano".
Credo che nessuno sia in grado di prevedere gli sviluppi di questa - come del resto di nessuna - delle iniziative di Marco Pannella, a cui genialità e lungimiranza, egocentrismo e carisma, certo non mancano.
Personalmente, non condividendo molte di queste caratteristiche, ho lasciato i radicali italiani ai tempi della Rosa nel Pugno, credendo in altro e, soprattutto, in altri. Oggi che capisco l'ingenuità di quella scelta e la tenera purezza da cui era dettata, ferme restando le distanze rispetto alle scelte strategiche radicali degli ultimi anni ed alle forme comunicative adottate. Continuo però a considerare quella radicale la casa madre: con il suo zuccone teramano che da 50 anni bussa alla porta degli italiani, con pochi dolcetti e tanti magnifici scherzetti. Compreso l'ultimo, come potrebbe salvare la vita di un uomo.
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