
10/02/11
Europa
Nel diluvio di commenti, riflessioni, articoli, dichiarazioni di queste ore a proposito del "dialogo" avviato da Marco Pannella con il presidente del consiglio ("dialogo" immancabilmente tradotto, per miopia o calcolo politico in "trattativa"), l’editoriale di Mario Lavia su Europa di qualche giorno fa mi pare tra i pochi che si distinguono per onestà, per voglia di comprendere ed essere compreso; per il tentativo di spiegare da cosa sia mosso Pannella e perché; e soprattutto, pur nel comprensibile dissenso, si cerca - riuscendoci - di non scadere nel cliché.
Per il resto, è uno spettacolo un po’ avvilente: in pensose dichiarazioni rilanciate dalle agenzie, sui siti internet e nei blog, negli articoli di giornale in cui ci si interroga: che fanno e faranno i radicali? Voteranno a fianco della maggioranza, qualcuno di loro o di area entrerà nel futuro governo? E Marco Pannella è ai ferri corti con Emma Bonino?
Si può confessare che si viene afferrati da un senso di noia? Perché si parla e si scrive senza dire e raccontare nulla. La porta è spalancata, e "loro" guardano dal buco della serratura. Per fare un esempio: domenica scorsa è stata convocata una riunione della direzione radicale. Annunciata, per nulla clandestina. C’era naturalmente il segretario Mario Staderini, il tesoriere Michele De Lucia, che hanno aperto i lavori con relazioni politiche; c’era Emma Bonino, c’erano gli altri parlamentari e dirigenti, di vecchio e nuovo conio. E nel salone di Torre Argentina potevano transitare e accedere, ascoltare (e anche intervenire) come sempre accade, tutti coloro che volevano farlo. Un giornalista non pigro e appena curioso, poteva benissimo venire, ascoltare, registrare, chiedere. Nulla.
Marco Pannella la domenica pomeriggio ha detto la sua per due ore, dai microfoni di Radio Radicale, nel corso del settimanale appuntamento con Massimo Bordin. Conversazione più volte replicata. Anche in questo caso, era sufficiente ascoltare, sentire con la voglia di capire. Niente.
Ci sono poi i testi scritti, le dichiarazioni, che sono state pubblicate nei vari siti internet, un testo di Pannella è stato ospitato sul Corriere.it e tenuto in evidenza per ore, basta un clic e si legge quello che Pannella dice, sostiene, propone. Ancora niente e nulla. Infine, ma non infine, c’è la storia personale di Marco Pannella: ottantun anni trascorsi come li ha trascorsi, e va ora all’incasso di un piatto di lenticchie? Uno - trovatene un altro - che non solo, per dirla con Indro Montanelli - odora di bucato pulito, nel senso che non ha mai intascato un centesimo indebitamente, non vive in una casa di un ente a prezzo di favore, e non compare in nessuna lista delle tante "caste" sia che vengano redatte dal Giornale che dall’ Espresso; ma che ha letteralmente venduto il suo patrimonio, lasciatogli in eredità dai suoi, per dare corpo e sostanza alle idee e alle iniziative in cui crede. Ecco, uno così, tradisce, si vende, si prostituisce? Suvvia, non insultiamo la nostra intelligenza.
Hai comunque voglia di spiegare e chiarire che si tratta di "dialogo", nella tradizione e nel costume di sempre, fatto, appunto di "dialogo" con tutti. "Quelli" traducono "trattativa". Un po’ come quando dici: "Digiuno di proposta", e "quelli", immancabilmente scrivono: "Digiuno di protesta". Non c’è nulla da fare: non sono proprio capaci di raccontare le cose per come sono. Scrivono, quando scrivono, non quello che è, ma quello che vorrebbero fosse, e non riportano quello che si dice e si fa, ma quello che vorrebbero fosse fatto e detto...
Per amor di chiarezza: chi scrive è probabilmente più pessimista di quanto dice di esserlo Emma Bonino, sul conto di Berlusconi; e sul conto dell’attuale inquilino di palazzo Chigi ha un’opinione piuttosto netta e radicata sull’immenso male che ha fatto (e temo farà ancora) a questo paese. Chi scrive comprende il senso dell’iniziativa, ma si dice che il "dialogo", perché sia tale, occorre che siano in due a tentarlo; e Berlusconi non vede, non sente, non parla, da tempo, forse da sempre. Al tempo stesso, sempre chi scrive, mille volte ha dovuto prendere atto di essersi sbagliato, e che invece aveva ragione Pannella con la sua caparbietà e testardaggine di abruzzese. Pessimista, dunque, e al tempo stesso speranzoso di essere smentito. Ma lasciamo perdere questo risiko, proviamo a farci qualche altra domanda.
Per esempio. Invece di interrogarci se Pannella e i radicali debbano o no dialogare con Berlusconi, perché non rovesciare la questione e chiederci: ma possibile che Berlusconi non comprenda che gli è utile, anche dal punto di vista squisitamente suo personale, e non solo del paese, accogliere e fare sue tutte (ripeto: tutte) le proposte dei radicali? Per dirla con un’immagine: lo scandalo non è Pannella che va a palazzo Grazioli; semmai è da chiedersi cosa aspetti Berlusconi ad andare a Torre Argentina. È questo il suo limite: il non capire, il non aver capito; e questo fa dire: se non ha compreso finora, perché dovrebbe farlo ora? Per disperazione?
Questo discorso vale anche per l’opposizione. Invece di appellarsi a Pannella e ai radicali, "non fatelo", "traditori", “voltagabbana", perché non si comincia una buona volta a spiegare cosa bisogna fare, come occorre farlo, con chi lo si vuole fare? Cosa impedisce al centrosinistra di avviare un dialogo con Pannella e i radicali? Perché il segretario Bersani non mette a frutto la "risorsa" radicale (l’ha definita così)? Cosa impedisce alla dirigenza del Pd di dedicare due-tre ore di serrato confronto e dibattito politico con i radicali, e che traduzione pratica hanno avuto le promesse che Rosy Bindi ha fatto, a nome del Pd, al congresso radicale di Chianciano?
I tanti che sui blog, sui siti, nei giornali, lanciano anatemi, scomuniche e perentori inviti a non tradire, perché non mandano un solo messaggio al Pd, e chiedono conto di questa loro indifferenza e sostanziale ostilità? Insomma, invece di dirci cosa dovrebbero, o non dovrebbero fare i radicali, ci si spieghi, una buona volta, perché nulla con i radicali si vuole fare, e si tenta? Il problema insomma, non è con chi tenta di "dialogare" Pannella. Piuttosto, perché con Pannella tanti, e il centrosinistra soprattutto, non vuole dialogare con lui e con i radicali?
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