
Marco Pannella è un uomo politico che ha fatto del buon senso e dell'anticonformismo una bandiera politica. Non aveva torto Leonardo Sciascia, quando decise di candidarsi con i radicali, nel dire che i radicali avevano il coraggio di parlare della "vita" e della "morte", questioni fondamentali dell'uomo. E intanto s'avanza Pierluigi Bersani. Domenica scorsa Pannella ha lanciato alcuni fendenti contro l'erede di Dario Franceschini e di Walter Veltroni: "Trovo scandaloso, un po' repellente, il fatto che uno dica: 'io sono segretario di un partito unico al mondo'. Bersani è riuscito a parlare per un'ora menzionando tutto e tutti. Ma la giustizia non l'ha nominata, il diritto non l'ha nominato, se non con i suoi toni un po' ricattatori, quando ha detto: “La stampa stia attenta a non costruire sulla vicenda Penati, altrimenti li denunciamo con grandi richieste di risarcimento”. Questa è la denuncia di Marco Pannella, nel corso della conversazione settimanale a "Radio Radicale", riferendosi all'intervento di sabato scorso per la chiusura della Festa Democratica di Pier Luigi Bersani. Pannella deve aver riposto una grande fiducia nei confronti di quest'uomo. Ma questa sua frase resta comunque la conferma del pessimo rapporto politico tra i radicali e il Partito democratico. I deputati e i senatori di Radicali italiani sono stati eletti nelle liste di questo partito. I loro rapporti con il Pd non sono certo stati idilliaci. Anzi, nel Partito democratico non hanno mai fatto sforzi concreti per venire incontro alle proposte politiche dei radicali.
Così, alla fine dei conti, i radicali si sono dimostrati una sorta di spina nel fianco politica per il Pd. Questo è dovuto al fatto che questo partito, alludiamo ai radicali, ha mantenuto una linea politica su tutto, mentre il Pd è apparso effettivamente indeciso su tutto. Il fatto che il segretario del Pd oggi abbia come unica preoccupazione quella di querelare chi parla male del Pd in relazione al caso Penati la dice lunga su quali siano i pensieri dominanti di Bersani.
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