
Allora, Pannella, che impressione le fa vedere una paladina dei diritti umani come Emma Bonino accusata d’essersi convertita alla ragion di Stato?
«Sono critiche indegne, mosse da chi mai in vita sua si è occupato di diritti umani o di ragion di Stato. Non è la prima volta, comunque, ci siamo abituati».
A cosa si riferisce?
«Quando Emma era ministro del Commercio estero con Prodi e andò a Pechino a capo di una delegazione italiana, le stesse persone mossero le stesse accuse: orrore, la radicale Bonino tratta con il regime cinese! E invece...».
E invece?
«Da quel momento in poi, la Cina ha quasi dimezzato le condanne a morte, che sono state sottratte alla magistratura ordinaria e passate alla Corte suprema».
E lei vede una relazione con la visita di Stato della Bonino?
«Sì, una relazione c’è: erano i tempi in cui noi radicali ci battevamo per la moratoria sulla pena di morte e il tribunale penale internazionale; in Cina Emma ebbe contatti politici e incontri ufficiosi che, grazie anche a diversi viaggi dei nostri dirigenti di ‘Nessuno tocchi Caino’, hanno portato a quel risultato».
Insomma, il fine giustifica un approccio più politico e meno ideologico...
«È così, noi radicali puntiamo ai risultati, non allo show. E i risultati richiedono tempo e lavoro, spesso nell’ombra».
Nella vicenda kazaka, la Bonino viene accusata d’essere troppo tenera sia con l’ambasciatore di Astana sia col Viminale.
«Cazzate! Emma ha detto chiaramente che non possiamo prendere provvedimenti contro l’ambasciatore perché Alma e sua figlia sono in Kazakistan e il nostro ambasciatore ad Astana, che le assiste quotidianamente, sarebbe a sua volta espulso. Per noi, i diritti di una madre e di sua figlia non sono un orpello, un pretesto per far bella figura...».
Quanto al Viminale?
«Emma ha dimostrato quanto ritenga doveroso farsi carico dell’interesse generale e del governo».
Insomma, ha taciuto per amor di «stabilità» politica.
«Non ha taciuto, è stata lei ad informare sia il ministro dell’Interno sia il presidente del Consiglio».
In Senato è sembrata mordersi la lingua...
«Queste sono notazioni psicologiche che lasciano il tempo che trovano. La verità è che Emma è una radicale e i radicali vanno eliminati, sono pericolosi. È stato infatti dal mondo radicale che è emersa la notizia della ‘deportazione’ di Alma e di sua figlia...».
La notizia, in effetti, l’ha data l’Ansa. Secondo lei in questa vicenda Alfano ha delle responsabilità?
«Ma è chiaro che il ministro dell’Interno ha delle responsabilità, ce l’ha e se le porta dietro: Alfano ha enormi responsabilità. Ma ricordiamo che abbiamo un governo che si è formato in circostanze straordinarie grazie a un presidente della repubblica che, per sua cultura, va contro la Costituzione facendosi attore politico invece di usare lo strumento del messaggio alle Camere».
Sta dicendo che in condizioni normali Alfano si sarebbe dovuto dimettere?
«È indubbio. Ma non viviamo in condizioni normali e dobbiamo assecondare una situazione di fatto. Se Emma, come dice lei, si è ‘morsa la lingua’ è stato perché avrebbe voluto dire: teniamo presente che tipo di governo abbiamo costituito e perché».
In questa vicenda, che tipo di ragion di Stato ha visto all’opera?
«C’è di tutto. C’è l’amicizia tra Berlusconi e Nazarbayev, c’è l’Eni che ha chiuso un importante contratto con il Kazakistan, ci sono i servizi segreti che non si capisce che cavolo abbiano fatto... Soprattutto c’è un regime che da trent’anni è accusato e denigrato perché fa strame dei diritti umani nelle carceri, nella società e nel mondo. E non parlo del Kazakistan, ma dell’Italia».