
05/01/11
La Repubblica - Cronaca di Roma
Palude Malagrotta. Non solo la discarica rimarrà ancora aperta, ma nessun intervento finora è stato avviato per verificare il livello complessivo dei veleni nella zona e per contenere l’inquinamento rilevato dal monitoraggio dell’Arpa. La Regione non ha effettuato "lo studio di sicurezza dell’area vasta", obbligatorio per legge in un territorio che, oltre alla discarica, contiene un gassificatore, una raffineria, un deposito di carburante e uno stabilimento dei rifiuti tossici ospedalieri e per questo definito "a rischio di incidente rilevante".
Anche l’ordinanza firmata dal sindaco Alemanno il 12 novembre dal titolo "Adozione di misure urgenti a tutela dell’incolumità pubblica" è rimasta lettera morta. Come ricorda il radicale Massimiliano Iervolino sul sito "Notizie radicali", il documento dava a Giovi srl, la società che gestisce la discarica di Malagrotta, un mese di tempo per avviare gli interventi di risanamento. «In caso di inottemperanza - spiega Iervolino - l’ordinanza prevedeva l’intervento d’ufficio e in danno con recupero delle spese nonché la denuncia all’autorità giudiziaria. Ma non è successo nulla». «Viviamo su una polveriera e nessuno si preoccupa di noi», protesta Lucia D’Alessio, del comitato Malagrotta.
La società Giovi si è rifiutata nuovamente di intervenire, come fece nel luglio 2010, sostenendo che i veleni nel terreno rilevati dall’Arpa non dipendono dagli scoli della discarica. Ed ha presentato un nuovo ricorso al Tar. Intanto, dopo aver firmato una prima proroga di sei mesi, la presidente della Regione Renata Polverini attende le conclusioni del tavolo tecnico da lei stessa istituito per localizzare la discarica alternativa. E Alemanno continua a chiedere che sia nel territorio della provincia.
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