
Non ha mai fatto mancare attestati di stima all'operato di Mario Monti. Ma sul bilancio europeo, anche Romano Prodi si è sfilato e lo ha definito «un compromesso inaccettabile». Per il premier Monti, leader di Scelta civica, quella di ieri è stata una giornataccia: in parlamento, coro di critiche bipartisan hanno freddato il ministro dei rapporti Ue, Enzo Moavero Milanesi, chiamato a riferire alle commissioni Bilancio, Esteri e Politiche europee di camera e senato, sull'accordo sul budget Ue, il primo nella storia dell'Unione in diminuzione rispetto ai bilanci precedenti.
E Moavero ha dovuto ammettere che sì, si tratta di un accordo deludente, e che forse l'Italia poteva fare di più. Nel frattempo Movimento europeo, il centro a cui aderiscono intellettuali, politici, partiti, sindacati e associazioni di vario colore politico ma tutti europeisti, pubblicava sul proprio sito un documento tranchant: «L'accordo è un compromesso inaccettabile, il parlamento europeo lo respinga». A promuovere, primi tra tutti Romano Prodi e Giuliano Amato. Nel mirino delle contestazioni è finito non tanto il finanziamento che arriverà all'Italia, il saldo è positivo, ma la complessiva riduzione degli stanziamenti, per circa 34 miliardi di euro in meno rispetto alle prospettive finanziarie 2007/2013, e il blocco delle spese all'1% del Pil per gli impegni e allo 0,95% per i pagamenti.
Un budget recessivo, che potrebbe condurre a un deficit strutturale. Ma non è piaciuto soprattutto che Monti questa volta non abbia provato, nella triangolazione con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Francois Hollande a rilanciare (tra l'altro, il parlamento italiano lo aveva anche autorizzato a porre il veto), per innescare quel cambio di rotta che invece è giudicato necessario per una politica economica espansiva nell'Unione. Scrive Movimento europeo: «É una vittoria della rinazionalizzazione dell'Europa, voluta dal governo britannico ... Chiediamo al parlamento europeo di non approvare le prospettive finanziarie pluriennali fino a che non sarà trovato un accordo all'altezza delle necessità dell'Unione». Per Renato Brunetta, ministro dell'ultimo governo Berlusconi, «il senatore Monti non ha fatto gli interessi dell'Italia, tra l'altro il professore era in palese conflitto di interessi tra il suo mandato di presidente del Consiglio tecnico e il voler acquisire una vittoria politica in Europa». Ragiona Enrico Pianetta, capogruppo Pdl in commissione esteri alla camera, «Monti è stato debole e disattento, evidentemente troppo preso dalla campagna elettorale in Italia, ci ha fatto appoggiare un bilancio che spinge l'Europa ancora di più nella fossa». Ma l'insoddisfazione tra i parlamentari è stata bipartisan, da Emma Bonino a Walter Veltroni. Lo stesso segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, nei giorni corsi, pur non citando mai Monti, aveva definito l'accordo «una vittoria di Pirro». E Moavero ha messo le mani avanti: «Voglio dissipare eventuali malintesi, non c'è soddisfazione ma delusione...come governo per un contesto che vede un bilancio poco ambizioso e un contesto che vede un'Europa molto titubante nei suoi passi generali di coscienza politica», spiegando che però «come governo traiamo elementi di conforto palliativi per quei risultati di miglioramento a livello di posizione paese». Ed è in questo «senso che il premier Monti», ha dovuto precisare, «parla di risultato soddisfacente», in un contesto difficile, ci «è sembrato doveroso garantire un riposizionamento dell'Italia» anche nei confronti «del contribuente italiano che versa le tasse». Alla fine, a colloquio con alcuni parlamentari, ha aggiunto che però «forse potevamo fare di più». Intanto, il bilancio resta fermo in attesa del sì del parlamento europeo. Che potrebbe anche rinviare. Del resto, sarà rinnovato nel 2014.
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