
Sul cardinale Tarcisio Bertone si scatena perfino il Quai d’Orsay. Con la condanna «l’amalgama inaccettabile» tra pedofilia ed omosessualità nelle parole del segretario di stato Vaticano, il ministero degli Esteri di Parigi si fa portabandiera, dell’internazionale dei gay.
Sanno di cosa parlano, per esperienza diretta nelle loro stesse istituzioni, infestate da orchi a livello governativo. Proprio ieri, un alto rappresentante dell’esercito francese, il generale Raymond Germanos, è stato condannato dal tribunale di Parigi a dieci mesi di prigione con la condizionale per il possesso di diverse migliaia di immagini pedo-pornografiche. Il generale, 69 anni, che fu capo di gabinetto di due ministri della Difesa in Francia, nel 2008, durante una perquisizione, fu trovato in possesso di un archivio sterminato di immagini «molto hard» sul disco rigido del computer e su una penna Usb, ha riferito la presidente del tribunale di Parigi, Marie-Francoise Guidolin, precisando che gli scatti raffiguravano «bambini molto giovani in atteggiamenti inqualificabili».
L’uomo, che è stato anche direttore del prestigioso Istituto di alti studi di difesa nazionale, ha riconosciuto davanti alla giustizia di aver «consultato» queste foto in un periodo «difficile» della
sua vita, ma anche di non averle «mai salvate nel computer». Ha poi aggiunto di non aver mai avuto «rapporti sessuali con un minore». Ma la Francia, invece di guardare a cosa accade sul proprio territorio nazionale, «ricorda il suo impegno nella lotta alle discriminazioni e ai pregiudizi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere», tuona il portavoce della diplomazia francese Bernard Valero. A seguire,
arrivano le proteste dei comunisti italiani, del gruppo liberale al Parlamento europeo, di Franco Griuini e di GayLib.
Tutti piuttosto inconsapevoli dell’evidenza scientifica di quanto affermato dal cardinale Bertone lunedì scorso: il problema è dovuto alla tolleranza nei confronti dell’omosessualità nei seminari cattolici. Ammetterlo implicherebbe riconoscere il ruolo della rivoluzione culturale degli anni Sessanta. Più facile credere alle bufale della Bbc, del New York Times e dell’Associated Press che ai dati di fatto. Se l’80,9% delle vittime minorenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti fossero di sesso femminile, si potrebbe benissimo sostenere che la maggioranza dei preti pedofili è composta da pervertiti di tendenze eterosessuali.
Siccome però accade che le femminucce violentate siano il 19,1%, si fa divieto di affermare che l’omosessualità sia un fattore determinante negli scandali che hanno colpito la Chiesa. Non ci si cura dei risultati dell’unico studio accademico finora disponibile, l’ormai famoso John Jay Report, che ha analizzato oltre 10.500 casi avvenuti fra il 1950 e il 2002, dimostrando l’orientamento omosessuale
nel clero. E nemmeno delle opinioni degli ideologi omosessuali favorevoli alla pedofilia. Nemmeno se la Santa Sede riduce l’incidenza del fenomeno a un 60%, secondo un «dato statistico oggettivo» in possesso della Congregazione perla Dottrina della Fede, ovviamente riferito «al solo universo ecclesiastico». Lo precisa il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Lombardi, citando in proposito una recente intervista al promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Charles J. Scicluna, al quotidiano dei vescovi Avvenire, in cui l’alto ecclesiastico illustrava alcuni dati in suo possesso. «Complessivamente negli ultimi nove anni (2001-2010) - affermava Scicluna - abbiamo valutato le accuse riguardanti circa tremila casi di sacerdoti diocesani e religiosi che si riferiscono a delitti commessi negli ultimi cinquanta anni».
Tuttavia, secondo il prelato, «non è corretto» parlare di tremila casi di pedofilia, dato che, grosso modo, nel 60% di questi casi si tratta più che altro di atti di efebofilia, cioè dovuti ad attrazione sessuale per adolescenti dello stesso sesso, in un altro 30 per cento di rapporti eterosessuali e nel 10% di atti di vera e propria pedofilia, cioè determinati da una attrazione sessuale per bambini impuberi». Un «dato statistico oggettivo» - ha sottolineato padre Lombardi - e non un giudizio scientifico che «non è di competenza delle autorità ecclesiastiche».
Ai preti, come ha ricordato ieri Papa Benedetto XVI, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, spetta portare la «luce di Dio» nella «confusione dei nostri tempi». Sempre che qualcuno li ascolti.
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