
Delle famiglie, magari monoreddito, con tanto di mutuo per l'unica casa di abitazione, che saranno costretti a fare salti mortali per pagare l'Imu, si è già detto e scritto. Ma se un giorno, Dio non voglia, i poveri tapini dovessero perdere tutto, potrebbero non trovare neppure una mensa della Caritas ad accoglierli. Sì, perché, dopo i quasi poveri, la tassa sulla casa colpirà di certo anche chi aiuta i poveri. Ciò, con il ringraziamento del quotidiano la Repubblica, più radicale dei radicali, che sulla vicenda è stata smentita duramente da palazzo Chigi, dopo essersi curata di verificare che il governo Monti non faccia scherzi e applichi la tassa, per esempio, a una mensa Caritas che paghi un affitto seppur simbolico, abbia una convenzione con un Comune, compri delle vivande e abbia assunto un cuoco part-time. Dunque, che svolga «attività commerciale» pur non guadagnandoci nulla. Ora, nessuno nega possibili storture per non pagare Vici prima e l'Imu poi da parte di chiese, partiti e sindacati. Ma proprio per questo la commissione Bilancio della Camera, su iniziativa del deputato di Firenze, Gabriele Toccafondi (Pdl), ha stabilito all'unanimità il discrimine netto: non paga chi non fa lucro, paga chi ci guadagna. Si dirà: Toccafondi è deputato cattolico, gli altri gli hanno dato manforte perché tra le onlus che non fanno lucro e che rimarrebbero colpite ci sono anche quelle legate a partiti e sindacati (al solito acquattate dietro le sottane dei vescovi finiti nel mirino). Niente di più lontano dalla realtà. La norma approvata il 2 novembre, infatti, era talmente chiara che non solo ha avuto il parere favorevole del governo, ma anche il plauso del deputato radicale Maurizio Turco in quanto «in grado di far finalmente chiarezza» (il virgolettato è riferito da Toccafondi). Tuttavia, il weekend ha portato un differente consiglio al governo. Tanto che lunedì 5 è seguita la marcia indietro perché togliendo le parole «non commerciale»,secondo il governo, in Europa non avrebbero capito. Altro che «bacio dell'anello» e «blitz» evocati ieri da Repubblica.
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