
Da tempo chiedevamo all´Istat di rendere pubblici i dati mensili sulle indagini forze di lavoro, mettendoci in condizione di monitorare con continuità e tempestività l´evoluzione della disoccupazione durante la crisi.
Cosa che del resto avviene già negli altri paesi dell´Unione Europea. Ieri finalmente l´Istituto di via Balbo ci ha accontentato. Bisogna dare atto al suo Presidente, Enrico Giovannini, di avere portato a compimento questa piccola rivoluzione in soli 5 mesi, da quando è alla guida dell´istituto. I dati testimoniano una disoccupazione in aumento anche se non c´è il temuto balzo autunnale: siamo passati dal 7,6 di luglio all´8 per cento di ottobre. Sarebbero dati peggiori se si tenesse conto della Cassa integrazione. Aggiungendo ai disoccupati rilevati dall´Istat, i lavoratori in Cassa integrazione a zero ore (circa mezzo milione), il tasso di disoccupazione salirebbe infatti al 10 per cento, in linea con quello medio dell´Unione Europea.
Gli interrogativi più importanti sul nostro mercato del lavoro riguardano proprio l´ampio utilizzo della Cassa integrazione durante la crisi. Con 717 milioni di ore fino ad ottobre abbiamo ampiamente superato il record di ore utilizzate del 1993 e ci avviamo verosimilmente a superare il massimo assoluto del 1984. È uno strumento che funziona bene con crisi temporanee e quando le imprese che vi fanno ricorso sono chiamate a contribuire di più delle altre alle erogazioni. È un modo per responsabilizzarle. Purtroppo gli interventi tampone utilizzati durante la crisi concedono alle imprese la possibilità di fruire della Cassa integrazione senza costo alcuno: non vi sono aggravi per le imprese che vi fanno ricorso e i fondi sono forniti dalle tasse pagate da tutti anziché, come dovrebbe essere in uno schema assicurativo, dai contributi di lavoratori e imprese. Negli ultimi mesi sono proprio le ore di Cassa in deroga ad essere fortemente aumentate, mentre calavano quelle degli strumenti ordinari, pagati dalle imprese. Come se fosse in corso un processo di sostituzione di strumenti a carico delle imprese con strumenti a carico della collettività.
Il rischio è, dunque, che la crisi ci lasci in eredità un nuovo sistema di trasferimenti alle imprese che si aggiunga ai tanti, assai poco trasparenti, già esistenti e spesso rivolti a imprese che non hanno un futuro. Nel 2009 l´utilizzo della Cassa integrazione (in proporzione alle ore lavorate prima della crisi) è stato fortemente concentrato sui settori che erano già in crisi prima dell´inizio della recessione, come il tessile abbigliamento, la lavorazione delle pelli e l´editoria. In altre parole, stiamo usando uno strumento straordinario e per definizione temporaneo per affrontare crisi strutturali. A lungo andare si può finire per lasciare molti lavoratori aggrappati a posti che non hanno un futuro, pur di mantenere formalmente un posto in azienda, magari integrando trattamenti inferiori ai 900 euro al mese con lavori in nero. Il tutto interamente a carico del contribuente, dunque tassando anche quelle iniziative imprenditoriali che avrebbero la possibilità, se meno gravate dalle imposte, di creare nuovi posti di lavoro. Vorrebbe dire congelare la nostra struttura economica su specializzazioni che hanno dimostrato di non reggere di fronte alle sfide della globalizzazione.
Nei prossimi mesi bisognerà perciò seguire molto da vicino l´andamento della Cassa integrazione, soprattutto di quella in deroga. Per farlo ci sarà bisogno di una nuova operazione trasparenza, questa volta da parte dell´Inps. Importante che fornisca tempestivamente i dati di cui dispone sull´utilizzo degli ammortizzatori in deroga-proroga oltre che quelli sul numero di posizioni nelle diverse tipologie contrattuali (contratti a tempo determinato, apprendisti, co.co.pro, etc.), che non vengono rilevate dai dati mensili dell´Istat. Bene che queste informazioni vengano rese pubbliche in modo asettico, lasciando agli altri la loro interpretazione. I comunicati dell´Inps sono diventati dei veri e propri volantini. Come catalogare altrimenti affermazioni come quelle del comunicato Inps di luglio (si toccava il massimo storico nelle ore erogate e il comunicato recitava "la cassa frena") o di agosto ("il peggio è alle spalle" con la cassa in crescita tendenziale del 520%)? Non ci risulta che la propaganda rientri fra le funzioni istituzionali dell´Inps.
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