
Il dialogo e il contraddittorio sono alla base del "metodo liberale". Ma non basta: con gli studenti e gli allievi del seminario "Scriviamo insieme un'altra storia", siamo convinti che siano le idee a muovere il mondo. Siamo convinti che il pensiero liberale sia una filosofia, non un'ideologia. Anzi, il pensiero liberale è anti-ideologico. È un metodo. Come ha affermato, l'11 marzo scorso, il direttore de L'Opinione Arturo Diaconale, nella conferenza di presentazione di questo seminario: "Gli uomini camminano sulle gambe delle idee". Oggi parlerà con noi Giuliano Amato, già Presidente del Consiglio e più volte ministro. Un socialista liberale.
E così, per l'incontro organizzato per discutere sulle idee Lib-Dem, abbiamo messo al centro del dibattito un tema quanto mai concreto: "Tornare al futuro: la forza delle idee". A parlarne sarà oggi il professor Giuliano Amato. Un uomo che non ha certo bisogno di presentazioni, una riserva della Repubblica, un politico di lungo corso. È tra le figure più interessanti e controverse del nostro panorama politico. Giurista costituzionalista e docente universitario. Negli anni ottanta, il giornalista Eugenio Scalfari trovò per lui il soprannome di dottor Sottile, con doppio riferimento al suo acume politico e alla gracilità fisica. Altri soprannomi, attribuitigli per ragioni che attengono tanto all'aspetto fisico quanto a certe qualità e attitudini mentali, sono quelli che fanno riferimento a due personaggi disneyani: Topolino ed Eta Beta. Forse, il giudizio più arguto su di lui lo ha pronunciato il suo amico Gennaro Acquaviva: "Amato ha il difetto di credersi il migliore di tutti. E il pregio di esserlo veramente". È stato Presidente del Consiglio dei ministri nel 1992-1993 e nel 2000-2001; quattro volte Ministro del Tesoro; Ministro per le riforme istituzionali nel Governo D'Alema 1(1998-99, prima di tornare al Tesoro); Ministro dell'Interno nel Governo Prodi il (2006-08); Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (1994-97); Vicepresidente della Convenzione europea (2001-03); Coordinatore del Comitato d'azione per la democrazia europea, detto «Gruppo Amato» (2006-07).Il 2 giugno 2008, ha pubblicamente annunciato il suo allontanamento definitivo dalla politica italiana. Nel 2009 è stato nominato presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. La visione riformatrice di Amato è, allo stesso tempo, socialista e liberale tout court. Al 100 per cento socialista e al 100 per cento liberale. Non a caso, lo stesso Amato ha spesso scritto e ripetuto che "chiunque conosca i postulati della democrazia liberale sa che reprimere i movimenti significa forse reprimere la politica di domani, significa consentire soltanto all'esistente di fare politica e non al nascente di manifestare le sue esigenze. Come farebbe, altrimenti, chi è nascente a manifestare le sue esigenze attraverso un Parlamento nel quale non ha ancora rappresentanti? Guai a chi tocca il movimento, dunque. Ma perché è un ingrediente essenziale della democrazia e non perché è l'ennesimo antesignano di un comunismo che, spero bene, in Italia e in Occidente non verrà mai." Tornare al futuro, dunque, perché "non si può restare prigionieri della storia", anche se sarebbe suicida perdere la memoria. La memoria non è il passato, non è il ricordo, la memoria è qualcosa del passato che vive nel presente e si proietta verso il futuro. A questo punto uno dei problemi fondamentali della democrazia, per il professor Amato, è come riuscire a far coesistere tante diversità senza scivolare nell'uniformità e nell'omologazione. "È questo il punto chiave: che non vi siano più le gigantesche sacche di esclusione che ci sono oggi, che non esistano più ghetti." Il cambiamento è necessario. La Grande Riforma resta sempre attuale nel Paese dove si fanno soltanto contro-riforme. Ma l'analisi politica del nostro passato recente, ci aiuta a capire l'attualità e ad immaginare un "altro" terreno per l'oggi e per l'avvenire. E l'analisi politica dei Radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino ci aiuta a comprendere cosa sia "La Peste italiana", che cosa sia la "metamorfosi del Potere", che cosa abbia prodotto la partitocrazia imperante. A tal proposito, anche per capire meglio la lettura politica dei Radicali, ci viene incontro quanto disse, nell'aprile del 1993, Giuliano Amato, nel suo discorso di dimissioni da Presidente del Consiglio: "Occorre far morire quel modello di partito-Stato che fu introdotto dal fascismo e la Repubblica aveva finito per ereditare, limitandosi a trasformare un 'singolare' in 'plurale'... È un dato di fatto proseguì Amato - che il regime fondato su partiti che acquisiscono consenso di massa attraverso l'uso della istituzione pubblica è un regime che nasce in Italia con il fascismo". Insomma, sulla scia delle idee liberali e democratiche, proseguono nella sala convegni de l'Opinione, gli incontri del seminario "Scriviamo insieme un'altra storia", curato da Arturo Diaconale e dal sottoscritto. Oggi pomeriggio, 14 aprile, nella sede del quotidiano, in via del Corso 117, gli allievi si riuniranno di nuovo per dialogare con Giuliano Amato. L'appuntamento è alle ore 16:30.
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