
La partita potrebbe chiudersi entro poche ore, ma i colpi di scena sono dietro l’angolo. Secondo quello che molti si aspettano, nel Lazio il Pd non potrà fare a meno di appoggiare la candidatura di Emma Bonino per la presidenza della Regione. I radicali non si tireranno indietro, e rischiano di rosicchiare preziosi consensi a sinistra se correranno da soli. Di conseguenza l’Udc appoggerebbe il Pdl al fianco di Renata Polverini. Eppure, a poche ore dalla chiusura dei giochi, sarebbe incauto scommettere su questo epilogo. Lo dice innanzitutto Casini: il leader dei centristi sostiene che «se la scelta dovesse essere tra Bonino e Polverini, noi e il nostro elettorato siamo per la Polverini». Se, appunto. Perché il coordinatore regionale del partito, Luciano Ciocchetti, prende tempo: «Non scommetto su niente nella vita, e neanche sull’appoggio alla Polverini. Di certo c’è solo che i tempi stanno scadendo, e che decideremo entro la fine di questa settimana». Le dichiarazioni fatte ieri da Casini, in quest’ottica, vengono lette piuttosto come l’ultimo appello al Pd: «Scegliete un candidato diverso da Bonino». Segno del fatto, fanno notare ambienti democrat, che «l’accordo Udc-Pdl non è ancora chiuso».
Il tentativo di recuperare in zona Cesarini l’appoggio dei centristi era stato affidato al presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Dopo aver ricevuto l’incarico di un «mandato esplorativo» dalla segreteria nazionale, Zingaretti rimetteva il suo compito ieri sera, affermando che «ancora non esistono le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione così larga». Zingaretti suggeriva quindi due ipotesi: «O l’individuazione di una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire (Bindi o Letta, ndr), o la verifica di un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino». La prima opzione sarebbe finalizzata proprio a recuperare l’Udc, rimettendo la palla in mano al segretario nazionale.
D’altronde, il consenso del Pd su Bonino non è unanime. I più forti mal di pancia arrivano da una parte della componente cattolica, che parla per bocca del deputato Pier Luigi Castagnetti e del vicecapogruppo alla Regione Lazio, Claudio Moscardelli: «L’ipotesi di candidatura di Emma Bonino in rappresentanza anche del Partito democratico è improponibile», afferma Moscardelli. «Il Pd - aggiunge - in nome della mera costruzione di un cartello elettorale, non può avallare una candidatura estranea a moltissimi dei suoi elettori, militanti e quadri dirigenti». Castagnetti concorda con Moscardelli anche sul fatto che «il Pd dovrebbe unitariamente chiedere la disponibilità a Silvia Costa». Un altro cattolico, il senatore Lucio D’Ubaldo, si mostra invece più morbido, ma mette in guardia: «Bonino è una donna intelligente e capace, ma non deve commettere l’errore di chiudersi a riccio. Rappresentare il centrosinistra vorrà dire per lei avere soprattutto la capacità di interpretare gli umori profondi dell’elettorato laziale, che ha una sensibilità sicuramente laica, ma di impronta cristiana». La preoccupazione principale, insomma, è che Bonino continui a mantenere la sua impronta “radicale”, sottraendo al centrosinistra i voti del mondo cattolico. Sempre all’interno del Pd, inoltre, c’è chi parla di «debacle totale della classe dirigente del Lazio, che è costretta a correre dietro ai Radicali per l’incapacità di esprimere un proprio nome».
Poi ci sono gli ottimisti. Alti dirigenti del partito che non esitano a derubricare Polverini come «fuffa veltroniana, l’ultimo e inconsistente regalo di Veltroni. Un avversario che Bonino può battere». Quindi i potenziali alleati del Pd (o dei radicali?): l’Idv chiede un ticket con il quale si affianchi un nome cattolico a quello di Bonino, ma allo stesso tempo prepara un fuoco di fila che metterebbe alla berlina l’esponente di un partito «abortista e spacciatore di droga». Le sinistre, invece, stanno sul piede di guerra per le posizioni liberiste dei radicali e chiedono «garanzie sul lavoro e sul rapporto con i sindacati», tanto che qualcuno arriva a dire che «su certi temi siamo molto più vicini alla Polverini che ai radicali».
Resta l’Udc, che oggi ha in agenda un vertice nazionale. Sempre oggi Bersani e Di Pietro terranno una conferenza stampa a distanza di pochi minuti. Polverini si è già lanciata nella campagna elettorale. Nel centrosinistra, invece, può ancora succedere di tutto.
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