
21/10/10
Corriere della Sera
Scavallato l'Everest dei terreni di Expo, adesso Milano si trova davanti al rischio più grande: farsi trovare impreparata all'appuntamento del 2015, quando 20 milioni di visitatori (come sperano gli organizzatori di Expo ma anche se fossero la metà poco cambia) si daranno appuntamento nella capitale del Nord. Tante le «incompiute» che aspettano da decenni, tanti i nodi da risolvere: infrastrutturali, ambientali, sociali. Uno su tutti, balzato agli onori della cronaca poche settimane fa: lo scolmatore del Seveso. Se ne parla da decenni. Costo 70 milioni di euro. Non è mai stato realizzato. A ogni acquazzone il Seveso esonda e allaga mezza città, bloccando metrò e trasporti. Un pessimo biglietto da visita. Torino, con la sua olimpiade invernale, ha sfruttato al meglio la logica del grande evento, rifacendosi il look e cambiando faccia. Ce la farà anche Milano?
Metro
L'urgenza delle urgenze si chiama metrò. Due linee nuove di pacca. La 4 che dovrà collegare con un tracciato di 15 chilometri Linate a Lorenteggio e la 5 da Bignami a San Siro. Siamo in ritardo. Per la 4, ritenuta un'opera fondamentale per Expo, manca ancora la gara d'aggiudicazione. Rimandata di un mese.
A questo punto i cantieri difficilmente potranno aprire prima di marzo del prossimo anno e la corsa verso il 2015 diventa ancora più difficile: impossibile aprire in tempo utile tutte le 21 fermate. Chi verrà a Milano per Expo potrà probabilmente utilizzarne solo uno spezzone. Le sei fermate da Linate a Dateo. Una conferma in questo senso arriva dal documento firmato dal sindaco Letizia Moratti nella sua veste di supercommissario Expo: «È pressante dare il via alla realizzazione della linea 4, privilegiando l'esecuzione anticipata del tratto di collegamento dell'aeroporto di Linate con la stazione ferroviaria del passante, in modo da consentire ai visitatori di raggiungere celermente il sito Expo e ogni altra destinazione urbana». Anche per il metrò 5 in fase di realizzazione qualche ritardo c'è: da Bignami a Zara non si viaggerà prima di marzo 2012, circa un anno in più rispetto alla tabella di marcia.
L'Ambiente
Meno 20 per cento di Co2 entro il 2015. È la promessa. Ma il provvedimento principe della lotta contro l'inquinamento, quell'Ecopass fortissimamente voluto dalla Moratti e dal suo ex assessore Edoardo Croci, è abbandonato in un limbo imbarazzante. Con il pm 10 che torna alle stelle, complice l'accensione dei riscaldamenti. Ecopass ha perso la sua forza propulsiva per due motivi strutturali: il ricambio del parco auto e il perimetro troppo stretto dell'area in cui è in vigore. Non se ne esce: o si allarga il numero delle classi di vetture soggette al pagamento e si estende l'area o si trasforma la pollution charge in congestion charge.
Tutti pagano perché occupano spazio pubblico. Ma entrambe le proposte sono mal digerite dal centrodestra, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni comunali. Nessuno vuole prendersi là responsabilità.
Tranne l'ex assessore Croci giubilato dalla Moratti. Croci, insieme ai radicali e ai Verdi sta raccogliendo le firme per un referendum che chiede ai milanesi se vogliono trasformare la pollution in congestion con un ticket giornaliero di 5 euro. Paradossale che la politica non dica la sua su un argomento così delicato.
La Moschea
È un esempio. Delle tensioni sociali e religiose che si possono innescare in città nei prossimi anni. La Moschea che non c'è riguarda 70mila islamici, cittadini milanesi. Il rimpallo tra le istituzioni è continuo. Il sindaco Moratti insiste che fino a quando non ci sarà una normativa nazionale a Milano non si costruirà nessuna moschea. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni replica che è un problema del Comune di Milano e non del ministro. In mezzo, i moniti continui del Cardinale Dionigi Tettamanzi che chiede alle istituzioni di «garantire a tutti la libertà di culto». Una situazione che potrebbe diventare esplosiva. La rivolta della Chinatown milanese del 2007 è un brutto ricordo per tutti.
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