
Bocciato il nucleare nostrano, l'Italia potrà però occuparsi, in qualche misura, di quello della confinante Slovenia. Lo avrebbe confermato il ministro dell'Ambiente di Lubiana, Roko Zarnic, secondo il quale l'Italia potrà partecipare alla consultazione transfrontaliera per la Vas (Valutazione ambientale strategica) sul programma energetico del Paese. Il piano, approvato in via preliminare dal governo, prevede il mantenimento della centrale nucleare di Krsko fino al 2043, quando l'impianto avrà raggiunto i 60 anni di età, mentre sarebbe rinviata a dopo il 2030 la decisione sul suo raddoppio. La centrale di Krsko dista in linea d'aria circa 130 chilometri da Trieste, e per il potenziamento anche l'Enel si era detta interessata a valutare una sua partecipazione. Si era, comunque, prima di Fukushima. Ora, dopo il disastro giapponese le cose sono cambiate, e una vasta mobilitazione è già partita, sia in Slovenia che in Italia, non solo sulla centrale atomica ma anche contro la prevista costruzione di tre nuove centrali idroelettriche sull'Isonzo. Il programma sloveno prevede, a tale scopo, l'abolizione del regime di tutela del fiume e dei suoi affluenti, stabilito dalle leggi nazionali. E su questa eventualità, che coinvolgerebbe anche il territorio italiano, si sono rizzate le antenne.
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