
28/07/10
Il Riformista
Gentile direttore, nell'attestato di stima che Emma Bonino rivolge alla candidatura di Umberto Veronesi alla presidenza dell'Agenzia per il Nucleare, sottolineando tuttavia la sua opposizione a questa fonte, la mia amica cade nella trappola antinuclearista secondo cui l'indipendenza dal petrolio non passa anche attraverso il nucleare. Basta vedere quello che succede in Francia sostiene Emma Bonino. La nostra vicina copre il 75% del suo fabbisogno elettrico con le sue 59 centrali però ha il consumo di petrolio pro-capite più alto d'Europa. Intanto sul consumo di petrolio d'oltralpe incide la struttura industriale francese pesantemente sbilanciata sull'industria chimica, quell'industria chimica che in Italia abbiamo pressoché perduto. Ma è lo proprio lo stesso raffronto che è fuorviante. Infatti nonostante l'alto consumo di petrolio procapite la Francia ha un record eccezionale nell'unico indice che conta: quante emissioni di CO2 si generano per la produzione di 1.000 dollari di reddito nei diversi paesi? La Cina genera 0,75 tonnellate di CO2, gli USA 0,62, la Germania 0,52, il Giappone 0,42, la Francia 0,30. Un vero record mondiale, che dovrebbe stare molto a cuore a quel mondo ambientalista che cerca di coniugare sviluppo economico ed ambiente. Basterebbero queste cifre, ma spingiamo oltre. Non dimentichiamo che il petrolio rimane comunque una componente indispensabile del consumo di energia primaria perché è - volente o nolente - il combustibile principe dei trasporti. Anche se una parte importante del trasporto, treni e metropolitane per esempio, è alimentata elettricamente e pesa per circa il 4% della domanda elettrica totale. Ma sono sicuro che tutti ci auguriamo che essa cresca, insieme ai treni, alle metropolitane, ai tram, ai filobus ed alla prossima auto elettrica.
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