
Non tutti i delitti sono uguali e quello del commerciante cinese e di sua figlia di nemmeno un anno è di quelli che segnano un punto di svolta nella percezione che una città come Roma ha di sé stessa. Si possono tranquillamente ignorare molte dichiarazioni di politici che fanno male a cavalcare lo sgomento dei cittadini come del resto aveva fatto in campagna elettorale l'attuale sindaco. Né aiuta a capire chi parla di una città che ha perso l'anima. I suoi delitti efferati, a segnare un passaggio di fase, Roma li ha sempre avuti. C'è ancora chi ricorda l'uccisione dei fratelli Menegazzo, uccisi per un campionario di gioielli e per mostrare che negli 60 era nata una malavita pronta a uccidere. Negli anni 70 arrivarono i marsigliesi protagonisti di una rapina in pieno centro dove le raffiche di mitra uccisero un agente e ferirono diversi passanti, fra cui una bambina. Fu il debutto di una criminalità ancora peggiore, ora celebrata in serie televisive. Dopo la parentesi positiva della prima giunta Rutelli è ricominciata una lenta discesa. La novità di questi mesi è che alla ripresa di delitti legati alla criminalità organizzata si sommano delitti legati al degrado sociale, come gli stupri, e alla tossicodipendenza di strada, come probabilmente quest'ultimo. Occorrerebbe una politica capace di coraggio e innovazione, quantomeno per fermare il degrado. Ma fino all'altro ieri il problema principale per maggioranza e opposizione era la nomina dei vertici del Festival del cinema.
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