
Silvio Berlusconi con i media è proprio un uomo fortunato. Mentre da un processo su cose di Cosa Nostra i giornali stavano pubblicando delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, il figlio di Don Vito, tra le più gravi e potenzialmente devastanti per il Cavaliere mai dette finora in un aula di giustizia della Repubblica, ecco spuntare lo scandalo di Guido Bertolaso. Già giovedì anche i giornali che non vogliono bene al capo del governo, perché i giornalisti lui non li può pagare, avevano paginate e paginate sulle passatine del Guido focoso. E di Cinciamino? A schifiu finiu. Quando c’era ancora un articoletto su di lui, eccolo relegato in basso alla pagina pari che così non si vede più. Come se in fondo, avesse avuto ragione Minzolini, il fedele al capo direttore del Tg1, che ritiene che solo pensare alla possibilità di relazioni pericolose intercorse tra la mafia con lo Stato è dire “minchiate”...
E già, cari Direttori di giornali inclusi quelli cosidetti di opposizione, se nel confronto tra i pur gravi scandali di corruzione, tra donne e risate sul terremoto che avrebbero coinvolto anche il capo della protezione civile e quel figlio di Don Vito che parla parla, magari troppo parla, che addirittura ora ci infila pure Moro e il suo rapimento... Ecco ci avete fatto capire che il Bertolaso focoso fa per voi cento volte più notizia del Ciancimino che di colpo si mette a rovistare sotto il tappeto dei segreti di Stato. Avevate scherzato, anche per voi quelle del figlio di Don Vito sono “tutte minchiate”.
Allora basta con la litania che l’Italia è in pericolo, please. Dopotutto, gli scandali di soldi e sesso, accadono ovunque. Certo, altrove uno si dimette subito, mentre in Italia le dimissioni si presentano solo a chi si è sicuri sta più inguaiato di te così le respinge. E poi ci basta guardare qui a New York, al precedente governatore dello Stato che aveva anche lui il vizietto del relax con le escort e cosa starebbe per succedere al suo sostituto. Ma ora la questione è di mazzette, soldi e “favori”? Anche quello accade fuori dai confini italici, solo che quando si è scoperti qui mai nessuno si salva dalla galera, tutta qui la differenza.
A guardare da quanto reggono in prima pagina certe notizie, devono essere “tutte minchiate” ciò di cui parlava settimane fa il killer della mafia Spatuzza e ora il figlio del fu boss Don Vito, come quando lo Stato, dopo che i mafiosi facevano saltare in aria i magistrati, si sarebbe messo a “trattare”, o dei ricatti nei confronti di chi si sarebbe prima preso i soldi sporchi per farli diventare puliti e poi, una volta diventato il padrone d’Italia, si dimentica di ricambiare “u favuri” agli amici e lascia troppa libertà a quel ministro leghista di mettersi a combattere sul serio Cosa Nostra.
Al sempre puntuale Ghedini, avvocato di Berlusconi, che ci teneva a dire alla stampa quanto inverosimili e “fuori logica” siano certe dichiarazioni di Ciancimino, bisognerebbe fargli notare che, essendo lui padovano, forse non si accorge che certi ricatti e minacce mafiose rientrerebbero perfettamente nella “logica”: infatti gli “uomini d’onore”, di pizzini come quello che il boss Provenzano avrebbe cercato di inviare al Presidente del Consiglio tramite Don Vito Ciancimino, in cui minacciava che brutte cose sarebbero potute accadere al figlio grande del Cavaliere se non si fosse messo di traverso ‘u tratturi a impedirlo, ecco questo tipo di messaggi la mafia li invia solo a chi ci ha già scambiato, anche in un tempo lontano, “favori”. Il mafioso non minaccia rappresaglia a chi non gli deve ancora nulla. La mafia ti chiede di aiutarti, è lei che ti vuol far per prima il favore, Cosa Nostra vuole essere sempre in credito, mai in debito. Quindi, dietro agli ultimi racconti di Ciancimino, che siano più o meno stati dettati dall’aldilà, seguono, almeno nella linea dei valori mafiosi, una certa sequenza assolutamente logica.
Toccherà ai magistrati che lo “gestiscono” l’arduo compito di riuscire a riscontrare e provare in un aula di tribunale quello che dice il figlio di chi è stato per trent’anni il padrone assoluto degli affari tra mafia e politica a Palermo, in Italia fino in Canada. Tocca alla magistratura restare nella logica della prova e non delle “minchiate”. Certo,aiuterebbe capire perché Massimo Ciancimino si sia messo, da circa un anno, a parlare così. Chissà se un pizzino ritrovato dalla polizia nelle tasche di un boss in cui un altro boss giurava che avrebbe fatto la pelle al piccolo Ciancimino per avergli rubato “i piccioli”, centri qualcosa in tutto questo. Chissà…
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