
01/04/10
la Repubblica
Contro di me non avevo Renata Polverini ma tutt’altro: avevo l’alleanza Bagnasco-Berlusconi a reti unificate. Per carità, un’alleanza del tutto legittima se uno avesse potuto rispondere, se ci fosse statala possibilità di un contradditorio».
Smontata la sede del comitato elettorale, metabolizzata con un giorno di silenzio la sconfitta, Emma Bonino affronta a fianco di Marco Pannella una conferenza stampa per ragionare su che cosa non ha funzionato. E’ pallida, con ancorai segni della fatica, anche ben intenzionata a distinguere i cattivi dai buoni: «Parte del Pd non mi ha sostenuta. Bersani sì». Marco è abbronzato, tonico, quasi allegro, e la fa sobbalzare quando batte i pugni sul tavolo nella sede dei radicali: «Per far fuori Emma e tirare la volata alla candidata di Ballarò - tuona Pannella - si sono mosse le istituzioni, si sono mossi il presidente del Consiglio e il Vaticano». Frange di Pd anemiche nella lotta e, soprattutto, un’informazione «a senso unico», senza facoltà di replica, con il premier omnipresente sul video, caso unico in Europa («Come se negli altri Paesi, per le Regionali, intervenissero Gordon Brown, Sarkozy o il Papa...»). Altro che le analisi «tradizionali» sui flussi dei voti, sul rapporto metropoli-territorio.
La Bonino sventola i dati, elaborati dal partito, che certificano lo strapotere mediatico del Pdl e del suo Capo: «Con questa Santabarbara tivù puoi anche andare a Rocca Cannuccia e abitarci per tutta la campagna elettorale ma non serve a nulla». Eccoli i numeri . Dopo il primo marzo, Emma la radicale non ha avuto neanche un secondo di presenza sul Tg 1, 34 secondi sul Tg 2 e 40 secondi sul Tg3. Nel periodo2l-26 marzo, durante il rush finale di Berlusconi («o noi o loro»), integrato, «con sapiente tempistica», dall’intervento del presidente della Cei, il centrodestra ha potuto contare sul 62 per cento degli interventi in voce nelle edizioni principali del Tg1 (contro il 17 per cento al Pd). A seguire un 58 per cento al Pdl sulTg2 (21,8 per il Pd); e un 52 per cento di Pdl sul Tg3 (contro il 24,5 per cento al Pd). Percentuali bulgare di centrodestra nei Tg Mediaset, tanto per dirne una l’86 percento di interventi in voce filo-governativi a StudioAperto (il 13,8 concesso al Pd). Va da sé, la lista Bonino-Pannella era presente sul Tg1 con l’1,7 per cento.
Un intero processo elettorale e preelettorale «totalmente illegale», dall’autentica delle firme, non garantita dai Comuni, «al servizio pubblico Rai che ha violato», denuncia fredda Emma Bonino, «quel regolamento da noi proposto che prevedeva i faccia a faccia in prima serata». In più anche un pezzo di Pd che non si è entusiasticamente adoperato» per la vittoria finale: «Che ci fossero parti del partito che non erano soddisfatte della mia candidatura era noto e non lo hanno mai nascosto. Evidentemente queste persone non si sono spese molto». Al contrario, per «Pierluigi Bersani e il suo gruppo» (lo chiama così, ndr), calde parole di riconoscenza: «Il loro è stato un impegno deciso, determinato, generoso». Anche una notazione antropologica: «Dopo aver visto le altre organizzazioni politiche ho l’impressione che i più normali siamo noi». Un rapporto da salvare, quello con il Pd (Marco Pannella "minaccia" addirittura di prendersi la tessera «se si darà forza e ufficialità alla linea del segretario»). A patto che l’impegno prioritario, «il tema di confronto principale», sia sui tre pilastri che tengono insieme un Paese: «democrazia, legalità, stato di diritto». La Bonino è preoccupata che ci si dimentichi di questi temi, «senza i quali ogni riforma, anche la migliore, rischia di fallire»: «Erano al centro della mia campagna elettorale ma sono già spariti dall’ agenda politica. Lo considero un fatto clamoroso». Pentita di qualcosa? Si accende una sigaretta e scuote la testa: «Ho fatto tutto quello che potevo, dai mercati ai quartieri, ai giri nella provincia laziale. No, non mi sono risparmiata».
Smontata la sede del comitato elettorale, metabolizzata con un giorno di silenzio la sconfitta, Emma Bonino affronta a fianco di Marco Pannella una conferenza stampa per ragionare su che cosa non ha funzionato. E’ pallida, con ancorai segni della fatica, anche ben intenzionata a distinguere i cattivi dai buoni: «Parte del Pd non mi ha sostenuta. Bersani sì». Marco è abbronzato, tonico, quasi allegro, e la fa sobbalzare quando batte i pugni sul tavolo nella sede dei radicali: «Per far fuori Emma e tirare la volata alla candidata di Ballarò - tuona Pannella - si sono mosse le istituzioni, si sono mossi il presidente del Consiglio e il Vaticano». Frange di Pd anemiche nella lotta e, soprattutto, un’informazione «a senso unico», senza facoltà di replica, con il premier omnipresente sul video, caso unico in Europa («Come se negli altri Paesi, per le Regionali, intervenissero Gordon Brown, Sarkozy o il Papa...»). Altro che le analisi «tradizionali» sui flussi dei voti, sul rapporto metropoli-territorio.
La Bonino sventola i dati, elaborati dal partito, che certificano lo strapotere mediatico del Pdl e del suo Capo: «Con questa Santabarbara tivù puoi anche andare a Rocca Cannuccia e abitarci per tutta la campagna elettorale ma non serve a nulla». Eccoli i numeri . Dopo il primo marzo, Emma la radicale non ha avuto neanche un secondo di presenza sul Tg 1, 34 secondi sul Tg 2 e 40 secondi sul Tg3. Nel periodo2l-26 marzo, durante il rush finale di Berlusconi («o noi o loro»), integrato, «con sapiente tempistica», dall’intervento del presidente della Cei, il centrodestra ha potuto contare sul 62 per cento degli interventi in voce nelle edizioni principali del Tg1 (contro il 17 per cento al Pd). A seguire un 58 per cento al Pdl sulTg2 (21,8 per il Pd); e un 52 per cento di Pdl sul Tg3 (contro il 24,5 per cento al Pd). Percentuali bulgare di centrodestra nei Tg Mediaset, tanto per dirne una l’86 percento di interventi in voce filo-governativi a StudioAperto (il 13,8 concesso al Pd). Va da sé, la lista Bonino-Pannella era presente sul Tg1 con l’1,7 per cento.
Un intero processo elettorale e preelettorale «totalmente illegale», dall’autentica delle firme, non garantita dai Comuni, «al servizio pubblico Rai che ha violato», denuncia fredda Emma Bonino, «quel regolamento da noi proposto che prevedeva i faccia a faccia in prima serata». In più anche un pezzo di Pd che non si è entusiasticamente adoperato» per la vittoria finale: «Che ci fossero parti del partito che non erano soddisfatte della mia candidatura era noto e non lo hanno mai nascosto. Evidentemente queste persone non si sono spese molto». Al contrario, per «Pierluigi Bersani e il suo gruppo» (lo chiama così, ndr), calde parole di riconoscenza: «Il loro è stato un impegno deciso, determinato, generoso». Anche una notazione antropologica: «Dopo aver visto le altre organizzazioni politiche ho l’impressione che i più normali siamo noi». Un rapporto da salvare, quello con il Pd (Marco Pannella "minaccia" addirittura di prendersi la tessera «se si darà forza e ufficialità alla linea del segretario»). A patto che l’impegno prioritario, «il tema di confronto principale», sia sui tre pilastri che tengono insieme un Paese: «democrazia, legalità, stato di diritto». La Bonino è preoccupata che ci si dimentichi di questi temi, «senza i quali ogni riforma, anche la migliore, rischia di fallire»: «Erano al centro della mia campagna elettorale ma sono già spariti dall’ agenda politica. Lo considero un fatto clamoroso». Pentita di qualcosa? Si accende una sigaretta e scuote la testa: «Ho fatto tutto quello che potevo, dai mercati ai quartieri, ai giri nella provincia laziale. No, non mi sono risparmiata».
© 2010 La Repubblica. Tutti i diritti riservati