
«Che pasticcio». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, in visita a Bruxelles, ha definito la vicenda delle liste elettorali per le regionali. Dichiarazione filtrata quando a Roma il Pdl aveva già esasperato il tono della polemica politica. Oggi il centrodestra scenderà in piazza e il capo dello Stato si è limitato ad osservare che «la libertà di manifestare è sancita dalla Costituzione». Napolitano non vuole intervenire nel merito, ma alla fine si è lasciato scappare qualche battuta: «Mi sono letto la sentenza di Milano e nella seconda parte chiede il rispetto delle regole. Mi pare cheil caso di Roma sia più complicato di quello di Milano».
Il primo scontro di giornata, intanto, lo aveva innescato Ignazio La Russa, che si è detto «pronto a tutto se non ci fanno correre». Parole che hanno scatenato il putiferio. Tra chi si chiedeva se stesse pensando a una nuova marcia su Roma (l'Idv con De Magistris), e chi provocatoriamente invocava l'intervento dei caschi blu (Pdci), il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha definito il Pdl un partito fondato «su aspetti esteriori e superficiali», ma ha assicurato che i democratici non cercheranno «avvenimenti che turbino la fisiologia del voto».
Fabrizio Cicchitto, però, ha parlato di «elezioni falsate» e di «democrazia a rischio». Gli hanno fatto eco Gasparri («sono in ballo i valori della costituzione») e La Russa («chi vuole correre senza avversari è da Unione Sovietica»). A ruota il ministro leghista Roberto Calderoli: «ci sono furbi che cercano le vittorie a tavolino». Nel centrodestra sospettano l'agguato. «Inizio a sentire puzza di bruciato», ha aggiunto Calderoli. Timore esplicitato dal coordinatore del Pdl laziale Vincenzo Piso, che dietro alle esclusioni ha detto di vedere «una piccola intelligenza». A completare il quadro il portavoce del premier Paolo Bonaiuti, secondo cui «è impensabile lasciare un quarto degli italiani senza scelta».
Una strategia tutta all'attacco che ha inevitabilmente alzato lo scontro con l'opposizione. Ma la tensione, anche ieri, h acontinuato a corrodere il Pdl: secondo il finiano Fabio Granata il pasticcio delle liste è frutto «di disorganizzazione e pressapochismo». E l'ennesima mazzata alla compattezza del Pdl è arrivata da Farefuturo, la fondazione vicina al presidente della Camera: per Alessandro Campi, suo direttore scientifico, «dare la colpa (sulle liste, ndr) ai radicali o ai magistrati non ha senso».
E domani il premier Silvio Berlusconi scenderà in campo in prima persona partecipando a Roma alla manifestazione in favore di Renata Polverini.
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