
21/09/10
Da Gazzetta del Mezzogiorno
«Roma, Roma sola deve essere la capitale d'Italia», disse Camillo Benso di Cavour, in un discorso del 1861. In Campidoglio, Giorgio Napolitano cita con enfasi quella frase davanti all'Assemblea Capitolina che gli conferisce la cittadinanza onoraria dell'Urbe. Il presidente della Repubblica fa propria quella frase e aggiunge: «Mortificare o disperdere le strutture portanti dello Stato nazionale sarebbe semplicemente fuorviante», poiché esse rappresentano un «essenziale tessuto connettivo», l'Italia deve «rinnovarsi rafforzando e non indebolendo la sua unità». Napolitano non spiega a chi rivolge il richiamo, ma sembra che ce l'abbia con i malpancisti della Lega che non hanno gioito alla proclamazione di Roma Capitale. Alcuni esponenti leghisti invocavano da giorni il trasferimento di alcuni ministeri al Nord. Umberto Bossi non ha nascosto le riserve su Roma Capitale, poi in Consiglio dei ministri i leghisti hanno votato il decreto ma poi lo stesso Bossi, fra il serio ed il faceto ha detto: «Ora ci vuole quella del Nord». Eh no, sembra dire Napolitano, con queste cose non si scherza. L'idea di Roma capitale unica, ha ricordato, è tutt'uno con la storia dell'unità d'Italia. «La forza dell'Italia come nazione e come sistema paese - ha detto testualmente - sta nella sua capacità di rinnovarsi rafforzando è non indebolendo la sua unità, sta nella scelta, che dovremmo tutti condividere, di rinnovare modernizzando ma non depotenziando lo Stato che della nostra unità, in tutte le sue articolazioni istituzionali, è essenziale tessuto connettivo». E sul registro d'onore del Campidoglio ha scritto: «Rendo omaggio a Roma, più che mai capitale di uno Stato democratico che si trasforma restando saldamente Stato nazionale unitario». Le parole ricordano un altro preoccupato richiamo, quello di mercoledì scorso: «Bisogna attuare il federalismo, andare avanti, «ma non bisogna giocare con le parole», «si parla di federalismo solidale, cooperativo, ma ogni volta che il parlamento deve varare i provvedimenti, il senso di queste parole deve essere mantenuto». In Campidoglio, Napolitano ha dato anche atto del superamento storico della storica contrapposizione fra laici e cattolici. E il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, ha dichiarato: «Roma è l'indiscussa capitale d'Italia». «Altro che Roma ladrona! Roma è largamente e generosamente creditrice rispetto al resto della comunità nazionale», ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Tutti - ha aggiunto dobbiamo contribuire a rigenerare istituzioni e politica con le riforme, la tensione ideale e la consapevolezza culturale. Roma farà la sua parte cercando di combattere ogni forma di parassitismo, assistenzialismo e illegalità».
La Lega ha adottato un basso profilo, affidando l'unico commento a Napolitano a Paolo Grimoldi, coordinatore federale dei Giovani padani. «E giusto ricordare che spesso sono gli atteggiamenti di Roma a minare il patrimonio vitale e indivisibile dell'unità nazionale, quando non si pone come capitale di uno stato democratico, ma come sede di un impero».
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