
È bastato che il presidente della repubblica Giorgio Napolitano da Praga dicesse a proposito del processo breve: «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in parlamento», per scatenare una bufera in Italia. Al termine della giornata le smentite ufficiali dello stesso Quirinale: «Interpretare le sue parole come l'annuncio di un intervento preventivo è del tutto arbitrario» e del portavoce del premier, Paolo Bonaiuti: «L'intenzione di convincere Napolitano per il rispetto che si deve al capo dello Stato, non è stata mai espressa», hanno cercato di gettare acqua sul fuoco. Intanto Luca Palamara dell'Associazione nazionale magistrati ha sostenuto che «almeno 15mila processi saranno cancellati e uccisi». In tema di politica estera la giornata è stata dominata dalla richiesta di un maggior impegno dell'Italia nei raid aerei in Libia. «Nelle ultime due settimane, nella sola città di Misurata, sono stati uccisi 250 civili, tra cui venti bambini, ed è stato bombardato anche un ospedale pediatrico», ha spiegato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a Berlino dove ha incontrato i ministri degli Esteri della Nato. «Misurata si può considerare una città martire», ha concluso. Di qui la riluttanza «a bombardare» anche se la Nato ha bisogno di più mezzi. Sul problema dell'immigrazione il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ieri si è detto fiducioso che i contrasti fra Italia e Francia sulla questione dei permessi temporanei di soggiorno verranno risolti «applicando le regole di Schengen». Intanto, per la Pasqua imminente potrebbe prepararsi la sorpresa di una crisi in qualche regione importante. In Sicilia, per esempio, dove il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha annunciato di voler togliere l'appoggio alla giunta di Raffaele Lombardo per i suoi guai giudiziari. E il governatore siciliano, sondaggi alla mano che danno l'Mpa in crescita, ieri ha affermato: «Senza una maggioranza non si tira a campare. A me non piace, non sono per nulla abbarbicato a questa poltrona. Se non ci sono le condizioni, si torna al giudizio degli elettori. Se non si potrà proseguire nella strada delle riforme ne prenderò atto e gli argomenti passeranno alla valutazione elettorale. Ricandidarmi? Non lo so». Un'altra importante regione italiana che potrebbe entrare in fibrillazione è la Lombardia. Una decina di consiglieri provinciali e anche alcuni consiglieri comunali che avevano autenticato le firme a sostegno del listino di Roberto Formigoni e della lista Pdl per le elezioni regionali dell'anno scorso sono indagati dalla procura di Milano per falso ideologico. L'inchiesta era nata da un esposto dei radicali e le indagini della procura hanno individuato altre firme ritenute false anche a sostegno della lista provinciale Il Popolo della Libertà - Berlusconi per Formigoni. «La prova delle firme false è granitica», dicono in procura. Le firme false sarebbero tra 700 e 800.
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