
Si è varcato il limite della degenerazione. Non usa mezzi termini il Capo dello Stato criticando l'atteggiamento di "caccia alle streghe" messa in campo dal Premier nell'attaco sistematico e quotidiano alla Magistratura italiana e a quella di Milano in particolare. Le scritte "br nelle procure", sono state definite "una ignobile provocazione" sempre da Napolitano. Insomma, il Colle si schiera a difesa delle istituzioni e della magistratura tout court. Come del resto ha fatto anche l'arcivescovo di Milano Tettamanzi due giorni fa, invitando "gli ingiusti a farsi giudicare". Tutti piccoli messaggi mandati, senza alcun ragionevole dubbio, all'indirizzo del primo ministro. Insomma, siamo entrati nella fase iniziale e più dura, per alcuni versi, della campagna elettorale per le prossime amministrative. Milano e Napoli saranno la cartina tornasole per la tenuta del governo centrale, e Berlusconi vuole assolutamente vincere, per avere l'ennesima legittimazione popolare del suo potere. Il presidente della Corte Costituzionale, De Siervo, aveva già detto, sempre due giorni fa, ai giovani di una scuola scelti per seguire le prime lezioni di Costituzione in occasione del 150° dell'Unità del Paese, che "la maggioranza, anche se ha vinto, non può fare quello che vuole in un regime democratico".
In una lettera inviata al vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti e resa nota ieri dal Quirinale, il presidente della Repubblica ha annunciato la decisione di dedicare la celebrazione della Giornata delle vittime del terrorismo e delle stragi, prevista il 9 maggio prossimo al Quirinale, "in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all'ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta Associazione dalla parte della democrazia, per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non. Essa indica, inoltre, come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull'amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti". Di certo il clima elettorale non aiuta ogni qualsivoglia intento di abbassare i toni dello scontro istituzionale, soprattutto se a doverli abbassare dovrebbero essere proprio le persone, come il presidente del Consiglio e il presidente della Camera che sono, oltre che rappresentanti del popolo, super partes ed eletti dal popolo, i leader di due dei partiti che partecipano alle prossime competizioni elettorali amministrative a Milano e Napoli. "Queste elezioni hanno più che mai carattere nazionale", ha ricordato Berlusconi alla presentazione ufficiale della candidatura e della campagna elettorale di Letizia Moratti a Milano. E ha perfettamente ragione. Soprattutto considerando il fatto che, come in ogni paese europeo, e quindi sull'onda delle esperienze elettorali appena osservate in Finlandia, Fracia e Germania, il governo centrale deve misurarsi con una sorta di 'elezioni di mezzo mandato', andando poi a dover valutare quale sia l'umore dell'elettorato dopo due o tre anni di governo del paese. Un primo segnale positivo è stato dato alle regionali dello scorso anno quando, ad esempio nel Lazio, Renata Polverini ha battuto Emma Bonino alle regionali, dando un segnale chiaro sull'apprezzamento positivo che i cittadini avevano dato al primo anno del governo Berlusconi.
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