
L’ex boss della mala tarantina Claudio Modeo, 49 anni, è morto ieri sera nel carcere di Secondigliano (Napoli) stroncato quasi certamente da un infarto: domani, tuttavia, la Procura di Napoli affiderà l’incarico per l’autopsia per sciogliere ogni dubbio. Claudio Modeo, insieme con i fratelli maggiori Riccardo e Gianfranco, a cavallo tra gli anni 80 e 90 costituì l’ossatura di un clan mafioso che entrò in conflitto con quello capeggiato dal fratellastro Antonio Modeo, detto “il messicano”. Furono anni terribili per l’ordine pubblico a Taranto e provincia; la guerra di mala provocò decine di morti e feriti.
Nel carcere di Secondigliano Claudio Modeo era detenuto da circa 15 anni e, come riferito dal suo legale di fiducia, l’avv. Maria Letizia Serra, stava scontando una condanna definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Lippo (novembre 1989) nell’ambito del maxiprocesso Ellesponto. Nell’ultimo anno il Tribunale di Sorveglianza di Napoli gli aveva concesso tre permessi - premio per buona condotta. Il primo il 12 agosto 2012, il secondo a ridosso delle vacanze di Natale e l’ultimo nel marzo scorso, per le festività pasquali. In quest’ultima occasione l’ex boss aveva potuto dormire nella sua casa, al quartiere Paolo VI, insieme con i tre figli (la moglie è morta alcuni anni fa per una grave malattia). Ma soprattutto Claudio Modeo attendeva la decisione del Tribunale di sorveglianza sulla richiesta di semilibertà avanzata dal suo legale; l’udienza si era tenuta il 3 giugno scorso. [3]
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