
26/10/10
Il Giornale di Napoli
Sarà l'autopsia a confermare che Alberto Grande, napoletano 22enne che viveva da 5 anni a Falconara, in provincia di Ancona, si è tolto la vita sabato scorso nella sua cella, dove era detenuto da luglio nel carcere di Montacuto. Grande era stato arrestato nella notte tra il 17 e il 18 luglio scorso, assieme ad un complice, un 17enne marocchino, dopo che avevano terrorizzato, usando una pistola giocattolo, un tassista. Il bottino fu di 500 euro ma i due furono immediatamente arrestati. La morte del napoletano 22enne, secondo i Radicali, sarebbe stata provocata da una massiccia assunzione di farmaci, come i due suicidi che l'avevano preceduta.
«Come più volte evidenziato dai Radicali, esiste un problema psicofarmaci nelle carceri italiane - dice Andrea Granata, segretario dell'Associazione Radicali Marche. Farmaci da somministrazioni a fini non terapeutici ma di "redazione istituzionale". La questione del sovraffollamento carcerario è reale e drammatica ma rischia di essere la foglia di fico dietro la quale chi ha competenze e responsabilità della sanità penitenziaria continua a celarsi. Ove i risultati dell'autopsia disposta sul corpo del 22enne napoletano dovessero confermare l'ipotesi della massiccia assunzione di psicofarmaci ci attendiamo che senza alcun ulteriore indugio l'autorità giudiziaria si occupi di accertare eventuali profili di responsabilità penale».
Era in carcere da 3 mesi Alberto Grande, per aver rapinato con il complice un tassista, gonfiato di botte per portargli via 500 euro e il cellulare. Quello del 22enne di origini napoletane, trapiantato da cinque anni in via Campania a Falconara, è il secondo decesso in meno di un mese di un detenuto molto giovane nella casa circondariale anconetana, dopo quello di Ajoub Ghaz, tunisino di 26 anni, trovato agonizzante sulla sua branda dai compagni di detenzione il 25 settembre scorso. Anche in questo caso, sono stati gli altri reclusi ad accorgersi che Alberto non dava segni di vita. Dopo mezzogiorno di sabato il ragazzo era ancora sotto le coperte. I compagni avevano provato a chiamarlo e a scuoterlo, ma si sono accorti subito che il suo non era solo un sonno profondo. Era già morto, forse da più di un'ora, e il medico del carcere si era limitato a certificarne il decesso per arresto cardiocircolatorio.
Il magistrato di turno ha disposto l'autopsia e probabilmente al medico legale saranno chiesti anche esami tossicologici. Alberto Grande aveva problemi di tossicodipendenza dai quali, prima dell'arresto del 18 luglio scorso, stava cercando di uscire con l'aiuto dei genitori, che lo spronavano a trovare un lavoro stabile e a farsi seguire da una comunità di recupero. Anche in carcere era assistito da un medico, ma potrebbe aver eluso i controlli per assumere qualche sostanza tossica, farmaci o altro. Nella cella del giovane, passata al setaccio dalle guardie carcerarie e dalla polizia Scientifica, non sarebbero state trovate tracce di sostanze stupefacenti o di medicinali.
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