
Lo spettro della crisi economica minaccia la lotta alle mutilazioni genitali femminili nel mondo ma Babatunde Osatimehin, sottosegretario generale dell’Onu e direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) è convinto che il programma andrà avanti, Italia compresa, che lui considera un campione nella lotta alle mutilazioni, come ha spiegato alla conferenza internazionale promossa da Unfpa, Unicef con il sostegno convinto dell’Italia.
Quasi un anno fa le Nazioni Unite hanno adottato all’unanimità una risoluzione che impegna tutti gli Stati a intervenire contro le mutilazioni genitali femminili. Un obiettivo molto importante è stato raggiunto ma non basta.
«È vero, bisogna anche lavorare con i governi, con le comunità, con gli uomini, con le donne, soprattutto con le donne più anziane, con tutti gli elementi della società, per avere i mezzi legali per eliminare questa pratica inaccettabile. Bisogna poi migliorare la qualità della vita delle donne».
A che punto è la lotta alle mutilazioni genitali femminili?
«Molto è stato fatto, ma molto resta da fare. Abbiamo stimato che ci sono 86 milioni di ragazze che entro il 2030 saranno sottoposte a questa pratica se si andrà avanti così. Ma abbiamo anche stimato che al ritmo attuale di riduzione delle mutilazioni avremo raggiunto il nostro obiettivo fra 60 anni. Bisogna assoluta- mente intensificare gli sforzi e agire più rapidamente».
Agire ha un costo e molti Paesi attraversano una profonda crisi. Pensa che il programma di lotta alle mutilazioni genitali femminili avrà dei problemi?
«No, sinceramente non penso. Le persone che hanno finanziato e che stanno finanziando la lotta contro le mutilazioni genitali femminili si fidano di noi, hanno visto che il nostro lavoro è stato svolto bene. Si rendono conto che si tratta di interventi costosi ma anche che sono quelli che possono permettere di fare la differenza e rendere davvero diversa la vita delle donne».
Che cosa vi aspettate dall’Unione Europea?
«Risorse per andare avanti nella lotta, azioni informative, un lavoro da parte di tutti».
L’Italia ha contribuito con quasi 8 milioni di dollari dal 2008 ma la crisi rende sempre più difficile mantenere Io stesso impegno.
«Spero che la situazione economica italiana migliori ma so anche che il ministro Emma Bonino e il governo italiano sono fra i campioni nel sostegno alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili».
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