
Finisce la pacchia dei cartelloni politici abusivi. Un emendamento del governo, presentato nelle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio alla Camera, durante l'esame del Milleproroghe boccia il condono dei mega-poster elettorali. La misura, che dovrebbe essere approvata prima del nuovo via libera per l'Aula, sopprimerebbe una norma precedentemente votata dai deputati, che invece chiedevano lo sconto per le sanzioni ai manifesti fuorilegge. Una bacchettata di Palazzo Chigi alla casta, anche se molti di Pd e Idv si sono affrettati a ricordare che quella sanatoria, loro, non l'avrebbero mai votata. «Qui c'è anche una questione di decoro urbano con manifesti che imbrattano», ha dichiarato Valter Venni, «e mi risulta che il Pd sia al lavoro per superarla. La soppressione dell'emendamento», ha aggiunto, «è un segnale significativo. La politica sceglie di non autocondonarsi, ma dà prova di serietà». E lo dice il Pd, travolto dallo scandalo delle affissioni abusive in tutta Roma. Soddisfatta anche l'Api, per la quale «il governo ha accolto le nostre proposte». Ma ancora prima erano stati i Radicali a dire che la sanatoria sarebbe stata intollerabile («il sesto condono fatto in dieci anni peri partiti», aveva tuonato Emma Bonino). Per loro è una vitto ria. «Abbiamo assicurato, malgrado il silenzio dei sindaci, un gettito pari a circa 100 milioni di euro, per tutti i Comuni da loro amministrati», ha dichiarato Giuseppe Rossodivita, capogruppo della Lista Bonino Pannella Federalisti Europei nel Lazio.
Tutti a dire no al condono eppure l'emendamento per abolire con un colpo di spugna le multe ai partiti era bipartisan (relatori Gianclaudio Bressa del Pd, e Gioacchino Alfano, del Pdl). C'è voluto il governo dei prof per fermare lo scempio e dire che chi sbaglia deve pagare. Il condono delle affissioni politiche era stato approvato tra le polemiche nel 2008, poi prorogato. Il cavillo bipartisan presentato il 10 gennaio puntava a far slittare la sanatoria alla data del 29 febbraio 2012.
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