
Dopo sei mesi di dibattiti, riflessioni, proposte, discussioni scientifiche di alto livello, apporti di fondazioni e consulenti, confronto con le parti sociali, tavoli con le associazioni delle imprese e con i soggetti della finanza, sulla partecipazione dei capitali privati alla realizzazione delle infrastrutture il Governo in extremis ha partorito il più piccolo (e inutile) dei topolini.
Si era detto, non a torto, che, di fronte agli inevitabili tagli alla spesa pubblica, era giusto tagliare anche gli investimenti pubblici. Noi non ci abbiamo mai creduto, convinti come siamo che sia la spesa corrente inefficiente a dover essere ridotta e contenuta. Ma abbiamo ammesso che ci stesse bene un sacrificio anche per gli investimenti pubblici, in tempi così difficili, a condizione che davvero si sviluppasse una politica di agevolazione e facilitazione per tutti quei privati che volessero investire nelle ex opere pubbliche.
La cosa era partita pure bene con le 99, proposte delle fondazioni Astrid, Respublica e Italiadecide, volute proprio da Giulio Tremonti. Poi, si erano ridotte a 33. Poi, di quelle proposte non ne è entrata neppure una e lo stesso vale per le richieste arrivate dalle imprese. Uno spettacolo inutile e indecente. Anche da questo lato non rimpiangeremo questo governo e le sue promesse mancate.
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