
26/10/10
L'Opinione delle Libertà
Si sono spente le luci del primo congresso costituente di Sinistra Ecologia e Libertà in cui è stato eletto, come presidente, Nichi Vendola. Dunque, Vendola è stato incoronato leader di una sinistra, lontana mille miglia da quella storica del Novecento, avendola arricchita di alcune categorie culturali nonché di referenti politici presi dall'arsenale della destra populista. In sintesi il discorso di Nichi non è altro che un minestrone in cui c'è tutto e il contrario di tutto, mancando, però, l'ingrediente principale: il progetto per governare l'Italia. A ben vedere non c'è in lui una cultura di governo moderna, a misura della realtà italiana, ma solo strizzatine d'occhio a destra, a centro e a manca.
Cosa c'entri il suo cattolicesimo papista, le cui stelle polari sono don Tonino Bello e don Luigi Ciotti, con l'aspetto liberale, liberista e libertario di Marco Pannella, Dio solo lo sa. O la sua cultura economica di stampo statalista dirigista con quella di mercato di Enrico Letta. O Aldo Moro con la sinistra borderline dei centri sociali. E così via. Molta confusione, quindi, sotto il cielo di Sel, la cui vita non è nata sotto buoni auspici, vista anche l'assenza dei leader dell'opposizione.
L' "io" ha vinto sul tradizionale "noi" della sinistra. Per questa ragione Vendola sarà un protagonista ostico pronto a dare del filo da torcere all'opposizione, che vorrebbe defenestrare l'attuale maggioranza di governo. Già prima del tempo, ha piantato il suo paletto: si al governo tecnico nel caso in cui il governo Berlusconi dovesse cedere. Prima che nasca l'eventuale nuovo governo già sorgono problemi di fondo laceranti. Questo fa capire quanto siano difficili i rapporti a sinistra in generale e all'interno dell'opposizione in particolare.
Naturalmente, è facile dire che Berlusconi andrà via, ma è molto difficile far passare un'ipotetica nuova maggioranza di governo dalla cruna di un ago. E, comunque, Vendola si metterà sempre di traverso. Nel corso del congresso, Vendola è stato un vero e proprio mattatore. Tuttavia Sel si è costituita perché c'è Nichi Vendola e Vendola c'è perché c'è la Puglia, terra in cui ha combattuto due primarie vinte sul malcapitato Francesco Boccia. In entrambi i casi, a perdere indirettamente non è stato Boccia, ma D'Alema che volle Boccia candidato. A D'Alema, la sconfitta scotta, ragion per cui la candidatura di Vendola, decisa contro la volontà dell'ex premier, fu vista come un affronto, trattandosi prima di un suo ex dirigente della Federazione giovanile e poi del Partito comunista italiano.
Il vero trampolino di lancio politico per Vendola sono state sia le primarie sia le due vittorie elettorali conseguite sui candidati del centrodestra. Vittorioso in Puglia ma perdente al congresso nazionale di Rifondazione comunista, dove si candidò alla segreteria conquistata poi da Paolo Ferrero, grazie anche ai voti dei dissidenti della Puglia, che male avevano sopportato il suo governo "borghese", e che causarono la nascita di Sel e la rottura definitiva di Vendola. La cui prima esperienza elettorale (in campo europeo) non fu un successo. Adesso Nichi ha puntato tutte le sue carte sul voto delle prossime politiche. Meglio subito alle urne, per eleggere un gruppo di parlamentari di Sel e che magari non sia proprio lui ad essere eletto.
Ma per esserlo, dovrà vincere le primarie alle quali si aspetta il soccorso rosso delle correnti anti-Bersani. Per Vendola è un momento magico: uscito dall'anonimato si presenta come leader della sinistra, avendo, per di più, l'ambizione di governare l'Italia. Speriamo che non lo faccia allo stesso modo con cui sta gestendo la cosa pubblica pugliese.
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