
L’Italia può diventare più credibile in tema di diritti umani solo affrontando i problemi, come il sovraffollamento delle carceri e la lunghezza dei processi, per i quali ha ricevuto “tantissime” condanne dalla Corte europea per i diritti dell’uomo.
Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino nella sede della corte di Strasburgo dove ha partecipato a una riunione ministeriale del Consiglio d’Europa: era dal 2000, quando l’Italia era presidente di turno dell’istituzione, che un ministro italiano (in quel caso si trattava di Lamberto Dini) non partecipava alle riunioni dei colleghi al Palazzo dell’Europa.
Spero davvero, con l’appoggio parlamentare, che ci sia un nuovo inizio - ha detto il ministro - certamente la questione delle minoranze e dei diritti è fondamentale e uno dei modi” per poterla affrontare “è quello di essere credibili anche a casa propria”. L’Italia è stata condannata su diversi aspetti ed è necessario che il governo assuma delle iniziative che ci facciano uscire da una situazione che mina la credibilità del paese, al di là di quanto è dolorosa per i cittadini che non vedono rispettati i propri diritti alla difesa, o nelle condizioni delle carceri”.
Si tratta di “temi che conosco piuttosto bene”, ha sottolineato Bonino secondo cui la situazione è a un punto tale da “necessitare di iniziative coraggiose per uscirne”. Infatti, “solo essendo così credibili possiamo anche essere più efficaci nel combattere altre violazioni dei diritti umani in altri paesi del Consiglio d’Europa”, ha concluso.
Moretti (Ugl): bene impegno Bonino nel chiedere nuovo inizio
“L’impegno del ministro degli Esteri nel cercare soluzioni concrete al problema delle carceri e nel sollecitare iniziative coraggiose per evitare ulteriori condanne da Strasburgo ci sembra un importante segnale di attenzione”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti, in merito alle dichiarazioni del ministro Bonino alla ministeriale del Consiglio d’Europa, aggiungendo che “è nota la sensibilità della responsabile della Farnesina verso le problematiche del sistema detentivo, confermata da anni di battaglie per rivendicare condizioni di vivibilità e di rispetto dei diritti umani, ma ci preme ricordare che la condizione detentiva si interfaccia con la condizione lavorativa degli agenti di Polizia Penitenziaria, anch’essi da tempo in attesa di risposte”. “Auspichiamo - conclude il sindacalista - che riscontri positivi per la categoria possano venire già dall’incontro che il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha convocato per il prossimo 22 maggio, e che si possano finalmente gettare le basi di un sistema penitenziario più moderno, con condizioni di vita e di lavoro dignitose”. [3]