
Ora la parola torna al popolo. Dopo mesi di trame e intrighi di palazzo, litigi fra potenti, parlamentari comprati e venduti, inchieste sui vizi privati, finalmente si vota. Si conterà l'effetto concreto sull'opinione pubblica di tutte queste storiacce.
Si vota nei paesi del Sud e del Nord Est e nelle grandi città, Napoli, Torino, Bologna e soprattutto Milano. Nel cuore del berlusconismo, laddove soltanto si può realizzare la fine di Berlusconi. Il voto di Milano è un referendum su Berlusconi, incredibile capolista davanti al sindaco Moratti, ed è un laboratorio di molto altro. Per esempio, la capacità dell'opposizione di rilanciarsi in una città dove era sparita dalle mappe, attraverso un candidato nuovo, ma non nuovista, come Giuliano Pisapia. E poi la reale consistenza del Terzo polo, la capacità di sfondamento della Lega, la tenuta del dipietrismo, il peso dell'ultimo partito ad personam, i grillini.
Però da milanese, più che i movimenti della politica, m'interessano i pensieri e i sentimenti dei miei concittadini. Milano è stata, in questi vent'anni, il laboratorio di una truffa ideologica che si è allargata a tutto il Paese. Attraverso poche e astute mosse. Anzitutto la rimozione del conflitto sociale, per cui le periferie più povere votano a destra e il ricco centro è «rosso», con la complicità di una sinistra da salotti. Quindi l'occupazione militare dei media da parte dei cortigiani dei nuovo potere, un vero e proprio collasso culturale, e più d'ogni altra cosa la televendita di un mediocre sviluppo ammantato di scintillante progresso. «Sviluppo senza progresso», non esiste luogo come la Milano di oggi per verificare la profezia di Pier Paolo Pasolini. Che cosa significa? L'area milanese rimane una delle più ricche del mondo, sulla carta. Ma nei fatti, la qualità della vita dei milanesi è precipitata negli ultimi decenni. La città è soffocata dal cemento e dai più alti livelli d'inquinamento d'Europa, la corruzione e le mafie dilagano, le differenze sociali si sono moltiplicate e la disoccupazione giovanile uccide ogni speranza nel futuro.
Questo è sviluppo senza progresso. Ipnotizzati dalla propaganda, i milanesi hanno rimosso questo malessere da anni, oppure l'hanno rovesciato in risentimento contro gli immigrati: «Roma ladrona» e altri falsi bersagli. È stato un lungo sonno nel declino. Se domani Milano si sveglia, si sveglierà tutta l'Italia. Altrimenti, davvero, prepariamoci a un peggio che, com'è noto, non ha mai fine.
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