
Dopo il lavorio del Governo e l'approvazione del Consiglio dei ministri di due settimane fa, il decreto liberalizzazioni approda al Parlamento. Rispetto al progetto originario del Governo si tratta di una versione che ha subito una serie di tagli e limature per l'intervento preventivo delle categorie coinvolte. Il risultato è stato un provvedimento meno potente del testo di partenza, ma che ha mantenuto potenzialità di efficacia sulla crescita. È opinione unanime di economisti e analisti che le misure di liberalizzazione hanno un impatto tanto più forte quanto più le misure sono organiche. Liberalizzare per esempio le farmacie, solo le farmacie, certamente non farà crescere il Pil. Ma liberalizzare, o almeno allargare il mercato, nel commercio, nella distribuzione dei carburanti, separare Snam rete gas da Eni, rompere il contratto unico delle ferrovie tanto per citare qualche altro fronte - e farlo tutto assieme allarga la concorrenza e stimola la crescita. Ecco perché è importante che l'esame del Parlamento inizi e prosegua senza assalti alla diligenza, guardando agli interessi complessivi del Paese e non a quelli delle singole categorie. Agire sulla parte e non sul tutto non aiuta la crescita.
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