
Francois Hollande ha reagito con orgoglio tutto francese alle indiscrezioni sul presunto «patto» contro di lui, e per riportare Nicolas Sarkozy all'Eliseo, che secondo Der Spiegel avrebbero stretto Angela Merkel, David Cameron, Mariano Rajoy e Mario Monti (va detto che il presidente del Consiglio italiano è stato il più veloce, e forse il più credibile, a smentirlo). «Non sono i leader europei - ha sostenuto il candidato socialista alla presidenza - che influenzeranno la decisione del popolo francese. Siamo una grande nazione che non si fa comandare».
Sarà forse vero che Hollande non è preoccupato. Crediamogli. Anche se il rumoroso ingresso in campo della cancelliera nella partita francese, avvenuto ormai già da un mese, ha prodotto più nervosismo che capacità di valutarne costi e benefici. Ma lei è sicuramente preoccupata. Angela Merkel ritiene la minaccia del leader socialista di non approvare l'accordo sulle discipline di bilancio firmato nei giorni scorsi a Bruxelles un ostacolo serio nel difficile percorso verso il voto tedesco del 2013.
Il «fiscal compact» è infatti una creatura della cancelliera, che non a caso lo ha definito una «pietra miliare» nel futuro dell'Europa. Coerente con la sua filosofia, essenziale per la sua sopravvivenza politica in un momento in cui dovrà tra l'altro negoziarne la ratifica con una Spd che vuole in cambio misure per promuovere la crescita, proprio come i suoi non amatissimi cugini francesi. Come ha scritto l'Economist, la Merkel vuole poter dire agli elettori tedeschi che sì, sono stati spesi milioni di euro per aiutare i Paesi più deboli «ma non verrà consentito che una cosa del genere accada di nuovo». Una Francia «desarkosizzata» fa paura, anche se d'altra parte, ha notato la Suddeutsche Zeitung, più apertamente la cancelliera umilia Hollande, più ci vorrà tempo per ricostruire un rapporto nel caso che venisse eletto. Detto questo, Angela Merkel ha ragione, parlando di Hollande e del Fiscal Compact, quando ricorda di essere stata contraria ai negoziati per l'ingresso della Turchia nell'Ue ma di non avere tentato di bloccarli dopo essere arrivata alla guida del governo. Certo, soprattutto in tempi di crisi, andrebbe salvaguardato al massimo l'elemento della continuità. Anche nelle svolte politiche. Non tanto con Sarkozy, quanto con l'Europa.
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