
Ieri Livia Turco scriveva su queste pagine che la promozione del referendum, abrogativo del Porcellum, serve a «dare una scossa» al Pd e da questo all'intero sistema.
Soprattutto, direi, al Terzo polo: che, rilevava l'editoriale di Stefano Menichini, lascia dire a Rocco Buttiglione che la parte del Pd che chiede il referendum è contro l'alleanza centrista con l'Udc. Pare proprio, a sentire l'Udc o almeno il suo professore Buttiglione, che un'intesa tra sinistra moderata e centro terzopolista possa realizzarsi solo su un sistema proporzionale: non importa se fondato sul Porcellum berlusconiano o sulla proporzionale di De Gasperi. Questo o quella... Ma quella resse 45 anni con esperienze centriste e di centrosinistra: fino a quando la partitocrazia correntista e tangentara, aiutata ma non generata dalla proporzionale, costrinsero il popolo a imbracciare l'arma referendaria per abolirla.
Dalle spoglie della proporzionale, il parlamento produsse il Mattarellum: maggioritario per tre quarti e proporzionale per l'ultimo. I tre quarti dei deputati e dei senatori erano eletti in collegi uninominali, dove appunto vinceva il candidato della coalizione che prendeva più voti; l'ultimo quarto veniva recuperato assegnando ai partiti, coalizzati nei collegi, i voti che non erano serviti a eleggere deputati uninominali. Ciò creava una gravissima contraddizione interna: i partiti erano alleati nel collegio - tutti attorno al loro candidato unico -, ma tornavano avversari nella frazione proporzionale, perché ciascun partito presentava una sua lista, e quindi aveva interesse che sudi essa confluissero più voti che sulle altre.
Meno contraddittorio era il sistema al senato, dove egualmente i tre quarti venivano eletti in collegi uninominali, ma l'altro quarto veniva recuperato tra i candidati più votati nei collegi dopo gli eletti. Così si evitava la doppia scheda, che costringeva gli elettori della camera a votare con una il candidato della coalizione e con l'altra il simbolo del partito che, nel collegio, era confluito nella coalizione.
Sono stato candidato uninominale col Mattarellum, dopo una forte battaglia giornalistica avversa a quella legge: infatti, parte di noi referendari che avevamo abrogato la proporzionale con l'82 per cento di sì, avevamo sperato in una nuova legge interamente maggioritaria: o doppio turno francese o uninominale “secco” all'inglese. Anche un sistema proporzionale con effetti maggioritari e bipolarizzanti, come il tedesco o lo spagnolo, sarebbero andati bene. Tutti infatti producono stabilità del sistema e scelta popolare dei candidati in collegi uninominali. Dunque rappresentatività e governabilità.
Fui scelto dai partiti dell'Ulivo (Pds, Ppi, Verdi, ecc.) e spedito nella mia terra d'origine: anche se ciò non accadeva per tutti i candidati, Ci furono anche gli "inviati speciali" in collegi estranei ma sicuri. Conobbi nel collegio il consenso dei partiti locali che mi accettavano e la frigidità di quelli che avrebbero preferito altra scelta. Provai nella campagna elettorale l'insidia di esponenti della coalizione che si muovevano poco o nulla sperando che non venissi eletto (cioè che venisse eletto il mio avversario berlusconiano), in modo che i miei voti, non utilizzati nell'uninominale, sarebbero stati buoni a far eleggere altro candidato nel proporzionale. Provai la gioia dell'incontro diretto tra il candidato e gli elettori del collegio. E, alla fine, l'entusiasmo di (quasi) tutta la coalizione per la vittoria, aiutata anche dalle sveglie "romane" ai finti addormentati che non tiravano.
Tutti questi problemini - doppia scheda, interesse diverso dei partiti nell'uninominale e nel proporzionale, possibilità di "nominare" inviati speciali anche col Mattarellum, ecc. - sono la parte negativa di quella legge che il nostro referendum, pienamente sposato da Europa, ripropone. La situazione non dà scampo: o il parlamento vota una nuova legge elettorale, o il referendum abroga il Porcellum e restaura la legge che c'era prima, appunto il Mattarellum. Anche in tal caso il parlamento farebbe in tempo ad arrecare le correzioni degli inconvenienti ricordati. Uno studioso al cui fianco combattemmo le battaglie referendarie di Segni e Pannella del 1991 e del '93, Augusto Barbera (anche lui aderisce alt iniziativa referendaria con Europa), ci dice: «Se si perde oggi questo tram, nel 2013 o anche prima andremo a votare ancora col Porcellum, “eleggeremo” un altro parlamento di nominati. È un problema di emergenza democratica. Fino a qualche tempo fa la discussione in Italia era tra proporzionale e maggioritario. Oggi l'emergenza democratica è eleggere i parlamentari come in tutte le democrazie, o continuare a nominarli». È importante dunque che la nostra iniziativa referendaria spinga il parlamento a votare subito una legge che si muova sui binari del Mattarellum, che sono: il collegio uninominale, per ridurre il potere dei gruppi di pressione; e il principio maggioritario, che consenta la nascita di coalizioni, senza gli automatismi del maggioritario assoluto. E anche recuperare lo sbarramento del 4 per cento, che nel Porcellum è abbassato all'1 per cento per i partiti che si iscrivano a una coalizione: donde l'oscena fioritura dei trenta partitini personali di oggi.
Ci spiace che l'Udc esiti di fronte a tutto questo, ma le future coalizioni saranno valide se le premesse di oggi saranno chiare.
© 2011 Europa. Tutti i diritti riservati