
03/12/10
La stampa
Carlo Rimini su La Stampa ha sostenuto la necessità di modificare radicalmente la legge Fortuna-Baslini a 40 anni dalla introduzione del divorzio in Italia. Voglio premettere che sono stato tra i fondatori Lega Italiana Divorzio a fianco di Marco Pannella, al fine di non ingenerare equivoci: laico ero a vent’anni e laico resto.
Una doverosa riflessione sulla legge non può tuttavia portarmi ad accogliere le tesi del prof. Rimini perché l’annullamento del periodo di riflessione triennale tra separazione e divorzio non va, a mio modo di vedere, esteso a tutti: c’è differenza tra una coppia con figli e senza figli e il matrimonio non si può considerare come un semplice contratto anche da parte di chi non lo consideri un sacramento: esso, come delineato dalla nostra Costituzione, ha una rilevanza sociale che non consente visioni grettamente individualistiche.
Il matrimonio o il divorzio sui modelli importati da Las Vegas o da Hollywood vanno contro i principi della vera laicità, inconciliabili con una visione ludica della vita. Rendere immediato il divorzio per tutti risulterebbe un invito indiretto a sottovalutare il passo del matrimonio in quanto L’«uscita di sicurezza» prevista sarebbe quasi immediata. Chi non si sente di sposarsi, oggi, sceglie la convivenza di fatto che mi auguro venga anche riconosciuta legalmente.
I laici si richiamano a un’etica della responsabilità inconciliabile con una società che tende a disertare le chiese per infatuarsi delle stupidità massificate indotte dalla TV e i comportamenti sfrontati di molti uomini pubblici ci evidenziano lo sfaldamento di valori che dovrebbero accomunare credenti e non credenti: per difendere quella civiltà «laica o non laica» che sia, come diceva Croce, che tutti ci accomuna.
direttore dei Centro «Pannunzio»
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