
«Ambrosoli si scaglia contro la macroregione che ho lanciato ieri (sabato per chi legge, ndr). Ma nel suo programma la macroregione c'è: esempio di confusione mentale». Il «cinguettio» firmato Roberto Maroni riaccende la polemica sulla proposta leghista, il sogno autonomista di Gianfranco Miglio destinato a diventare realtà in caso di successo elettorale in Lombardia. La replica dell'avvocato «civico» è arrivata via nota: «Macroregione sì, ma niente a che fare con il "progetto se cessionista" di Roberto Maroni». Il voto di domenica e lunedì rischia di trasformarsi in un referendum sulla «secessione dolce»? Gabriele Albertini, terzo incomodo nella sfida Ambrosoli-Maroni, è tranchant: «I leghisti vogliono realizzare un autentico progetto di secessione fiscale senza cambiare la Costituzione, un atto di forza volto solo a far saltare il tavolo dell'Unità d'Italia». In parallelo col dibattito sulla macroregione, prosegue la polemica sul mancato confronto televisivo tra tutti i candidati. Su questo fronte è Albertini il più agguerrito critico di Maroni, l'unico a essersi sottratto alle telecamere di Sky: «Lui nasconde la paura di confrontarsi con me visto che sono capace di smascherare le sue false promesse a partire dal 75% tasse al Nord. La parte presentabile del programma di Maroni è stata scritta da Formigoni». Ieri «Bobo» ha incontrato di buona mattina all'ippodromo del galoppo di San Siro il mondo dello sport. «Non voglio una regione che dica a società e associazioni sportive cosa fare, ma che aiuti, dia finanziamenti e svolga un ruolo di "regia" con il territorio, le istituzioni e il governo». Nel pomeriggio, trasferimento a Mantova. Matteo Salvini sintetizza così la giornata del leader leghista: «Mentre Ambrosoli ascoltava musica in piazza Duomo a Milano, Maroni ascoltava sindaci (anche di sinistra), cittadini, agricoltori e imprenditori delle zone terremotate del mantovano, per dare loro risposte concrete. Due modi diversi di amare la Lombardia». Un'altra polemica arriva da Cremona, dove un dirigente della locale azienda ospedaliera, candidato nella lista di Maroni, è finito al centro delle critiche perché avrebbe utilizzato l'indirizzario con i nomi dei 2000 dipendenti della struttura per spedire pubblicità elettorale. Un medico dello stesso ospedale, in corsa invece con i socialisti (Mario Riccio, l'anestesista del caso Piero Welby), chiede alla direzione di poter beneficiare dello stesso elenco. In caso contrario chiederà l'apertura di un'indagine interna.
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