
28/10/10
da l'Unità
George Soros stacca un assegno da un milione di dollari per la marijuana. Alt, non è un mega-spinello, ma un legalissimo finanziamento a favore della campagna referendaria per la Proposition 19, che in California si propone di liberalizzare l'uso e la piccola produzione di questo tipo di droga con il voto del prossimo 2 novembre, in concomitanza con le elezioni di Midterm. Non farà piacere al presidente Obama e al governatore uscente Arnold Schwarzenegger, su fronti politici opposti ma uniti nella comune condanna dello spinello libero. La donazione del finanziere miliardario d'origine ungherese, tante volte in prima linea a nel sostenere embrioni di democrazia nell'est europeo, è un'iniezione di energia nelle casse della Drug PolicyAlliance, tra i principali comitati favorevoli alla legalizzazione. Gli ultimi sondaggi danno i contrari al 49%, i favorevoli al 44, in calo rispetto a qualche mese fa. Per gli antiproibizionisti - sostenuti da democratici, indipendenti e soprattutto giovani - la colpa è la mancanza delle risorse necessarie ad una campagna di informazione massiccia, un po' di denaro è benvenuto.
850.000 ARRESTI
Soros, che già in passato sì era schierato a favore della legalizzazione della marijuana per uso terapeutico - oggi consentito in California e in altri 13 Stati - è sceso in campo in prima persona nel più controverso e dibattuto dei 155 referendum che si svolgeranno nell'election day. Dalle pagine del Wall Street Journal ha spiegato le ragioni a favore della depenalizzazione. In sintesi: regolare il commercio e tassare la marijuana al netto di tutto si tradurrebbe in un significativo risparmio per i contribuenti e in denaro fresco per le casse esangui dello Stato, oltre a favorire la riduzione del crimine da una parte e dall'altra della violazione delle libertà civili e dei diritti umani, «cosa che accade quando un gran numero di cittadini altrimenti rispettosi della legge viene arrestato».
Ogni anno 850.000 persone finiscono in cella per il possesso di piccole quantità di droga e la gran parte sono afro-americani o latini.
Tra il 2006 e il 2008 il tasso di arresti di latinos è stato due o tre volte superiore rispetto ai bianchi, quello dei neri fino a 12 volte. Eppure, rileva Drug Policy Alliance, stando a sondaggi ufficiali, il maggior numero di consumatori è bianco.
«Le ingiustizie razziali che fanno parte delle politiche di divieto non possono essere ignorate», scrive Soros, che punta il dito contro il rischio di criminalizzare milioni di ragazzi: più che proibire, sarebbe meglio educare. L'amministrazione Obama, al contrario, teme che il via libera alla Proposition 19 finisca per dare una mano al narcotraffico e alla diffusione di droghe pesanti. Il ministro della giustizia Holder ha già messo le mani avanti sostenendo che anche in caso di approvazione la polizia federale e l'antidroga ostacoleranno comunque «la coltivazione, il trasporto e la vendita» di marijuana. Si profila un bel rompicapo. La polizia di Los Angeles lo ha risolto a modo suo: l'uso, ha avvertito, sarà consentito solo tra le mura di casa. Almeno fino a contrordine.
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