
Quando è arrivato, davanti alla sede c'era il solito drappello di ragazzoni fighissimi, alti e con dei ciuffi da fare invidia, e reggevano gli striscioni dei Club della Libertà. Cori e applausi, sennonché dalle finestre di sopra si sono affacciati i dipendenti del teatro Quirino che invece erano furenti. Roba di tagli, pare di aver capito. E per protesta si sono messi a lanciare le brochure del Romeo e Giulietta di Prokoviev, e i ragazzi dei club, di sotto, che denunciavano l'aggressione bolscevica: «I comunisti non passeranno!», gridavano a quelli del Quirino. Lì si doveva capire che anche questa giornata sarebbe finita alle trombette.
Quando il premier si è messo a leggere il verbalone di nove pagine, una specie di valium dattiloscritto da lui stesso compilato dopo certosine indagini («alle 14,09 il dottore Ignazio Albignani giungeva sul posto...»), si era sperato, per una volta, di morire di burocrazia. E invece, arrivato il momento delle domande, un piccoletto tutto pepe che non s'era annunciato né prenotato ha fatto sentire la sua voce vibrante d'indignazione.
Con l'indice puntato, voleva sapere dal premier le vera natura dei suoi rapporti col Quirinale, e voleva approfondire - proprio lì, proprio in quel momento - qualche altra questioncina sulla tenuta del sistema occidentale.
Berlusconi, che invece è così profondamente democratico da tuffarsi in qualsiasi disputa di ringhiera, non s'è sottratto alla sfida col piccoletto, una speculazione a suon di «vergogna», «no vergogna tu».
E quando il premier ha deciso che era il momento di chiuderla («accompagnate cortesemente il signore alla porta»), e un paio di uomini della sicurezza, certi marcantoni di due metri minimo, si erano alzati per eseguire, un altro sincero democratico si è messo di mezzo, Ignazio La Russa: «Ce penzo io».
Il piccoletto, che si era qualificato come free-lance, si chiama Rocco Carlomagno ed è uno che in giro si vede. Meno di due anni fa ebbe l'audacia di interrompere una decina di volte Marco Pannella, fino ad attirarne l'attenzione: «Togliete il microfono a questo rompicoglioni». Nella circostanza, si era presentato come attivista del Pd. Altre volte si presenta come membro di un comitato antinuclearista. Ultimamente si è mischiato al popolo viola. Al Manifesto ricordano quando arrivava in redazione senza averne titoli e raccattava qualche giornale, si infilava in qualche stanzetta per accreditarsi alla Camera o in conferenza stampa come cronista del Manifesto. Dovettero metterlo alla porta.
Lui tornò dopo essere stato ricoverato perché aveva cercato di spegnere la fiaccola olimpica diretta a Torino, e il sindaco Walter Veltroni non ci poteva credere. Carlomagno si fece la notte in ospedale, e denunciò un pestaggio. Secondo il referto era in evidente stato di agitazione. E così ieri, col tono di quello che fa le domande scomode perché tutti gli altri sono prezzolati, si è guadagnato la scena.
A metterlo al suo posto ci ha provato dunque La Russa, mentre tutti sì chiedevano perché mai il ministro della Difesa dovesse fare il servizio d'ordine, se non in una interpretazione
estensiva della carica. E invece niente. La Russa è andato lì - «sta ziddo!» - e due volte, e tre, finché non si è seduto a fianco di Carlomagno.
A Carlomagno, che sarà senza arte né parte ma scemo non è, non gli sembrava vero:«Fascista!». «Picchiatore fascista!». «Maledetto fascista!». E La Russa che si mangiava i pugni. Che sputava fuoco dagli occhi. Che metteva le mani sulla faccia a Carlomagno come per dirgli: «Sta buono figlio mio». Macché. Quello insisteva. Si rialzava. La Russa lo prendeva per la collottola e lo riportava giù. Gli dava strattoni. Gli ha pure rifilato una gomitata allo sterno,
come dice Carlomagno e testimonia un cameraman. E poi Denis Verdini che pregava Carlomagno di andarsene in pace. E Carlomagno che annunciava denunce, ed è finita con la scoperta che era lì dentro con un accredito della sala stampa del Senato, rimediato chissà come. Ma niente è impossibile, qui. Nemmeno che Carlomagno diventi un capopopolo d'opposizione.
© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati