
SONO DUE DEI QUESITI PIÙ SCOTTANTI PER CUI Si STANNO RACCOGLIENDO LE FIRME. MA LA GIUSTIZIA VA RIFORMATA? politica e magistratura: trent’anni ai ferri corti; tanto che oggi è praticamente impossibile realizzare alcuna incisiva riforma della giustizia che non appaia come un tentativo di vendetta contro il potere togato reo di indagare sugli affarucci dei partiti. Due tra i 12 referendum proposti dai Radicali danno la parola ai cittadini su due questioni scottanti, come la responsabilità civile dei magistrati e la separazione delle loro carriere: ma è opportuno introdurre questi due principi nel nostro ordinamento o è meglio lasciare le cose come stanno?
RISPONDE Rita Bernardini, ex deputata e segretaria dei Radicali italiani
Separare le carriere dei giudici del processo penale da quelle dei Pubblici ministeri che svolgono le attività di indagine e dirigono la polizia giudiziaria serve a sottolineare l’imparzialità dei giudici e a renderli pienamente credibili, accrescendo la legittimazione del loro ruolo. Vi fareste giudicare in una causa civile da un collega dell’avvocato che difende la controparte? Ecco, nelle cause penali, senza separazione delle carriere, funziona così: a giudicare è un collega del Pm. Inevitabile che tenda a dare più credito alla sua tesi piuttosto che a quella degli avvocati. Per quanto riguarda la responsabilità civile dei magistrati, il referendum vuole rendere possibile per il cittadino l’esercizio dell’azione civile risarcitoria (indiretta) nei loro confronti non solo quando provocano un danno ingiusto per dolo o colpa grave ma anche per i danni cagionati nell’attività di interpretazione delle norme di diritto o nella valutazione dei fatti e delle prove. Il referendum non riguarda il "libero convincimento del giudice", cioè la sua valutazione delle prove e il suo giudizio nel merito della causa, ma sempre la colpa grave, vale a dire una grave negligenza, una grave imperizia, una grave inosservanza della legge. Possiamo intitolarli a Enzo Tortora questi due referendum. Il popolare giornalista e conduttore venne arrestato il 17 maggio del 1983 con l’infamante accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso e spaccio di droga. Eppure Tortora era estraneo a quella vicenda. Il Partito Radicale di Marco Pannella e di Leonardo Sciascia, gli unici fra i politici italiani a credere da subito alla sua estraneità, gli offrirono di candidarsi nelle loro liste alle Europee e di promuovere il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, che ottenne l’80,2 per cento di "Sì". Una grande vittoria tradita da governo e Parlamento che negarono il responso popolare con una legge che da allora a oggi ha visto solo quattro magistrati pagare per loro gravi responsabilità.
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