
Il piano di aiuti per le banche spagnole non ha avuto l'effetto sperato e il quadro generale si è particolarmente appesantito per l'Italia, dove ieri lo spread è tornato a superare quota 470, e dove l'Istat ha confermato che il Paese continua a restare in recessione, con un ulteriore calo del pil dello 0,8. Nè ha giovato la comunicazione, sempre ieri, fonte Inps, che il numero degli esodati, fin qui incerto, tanto che il governo ha provveduto per decreto a sistemarne i primi 65 mila, è arrivato a 390 mila. Si tratta di previsioni, è bene dirlo, che non riguardano solo quest'anno, ma sono egualmente destinate a pesare sui conti pubblici. A giudizio del Wall Street Journal, l'Italia a questo punto rischia davvero di subire l'effetto contagio da parte della Spagna.
E' in questa cornice che il governo si accinge ad affrontare in settimana in Parlamento una serie di questioni delicate e finora irrisolte. In estrema sintesi, si potrebbe dire che nella maggioranza non c'è accordo su nulla. Non sulla legge anticorruzione, per cominciare, che il Pd si dichiara pronto a votare nel testo uscito dalla commissione e che la ministra Severino vorrebbe far approvare sulla base di un maxiemendamento su cui ha annunciato per oggi la richiesta di un voto di fiducia. Il braccio di ferro è con il Pdl, scontento fin qui di tutte le formulazioni uscite da votazioni in cui spesso è andato sotto rispetto a maggioranze occasionali in cui il Pd ha votato con l'Idv.
Non vanno meglio le cose sulla Rai, dopo le nomine proposte da Monti e contestate, per ragioni diverse, dai partiti. Stamane il presidente della commissione di vigilanza Zavoli riunirà l'ufficio di presidenza per verificare se esistono le condizioni per eleggere i sette membri del consiglio d'amministrazione della tv di Stato che devono essere votati in Parlamento. Ma il Pdl contesta a Monti il diritto di designare, oltre al presidente e al rappresentante del ministro del Tesoro, anche il direttore generale. Bersani ha confermato che non intende avanzare candidature nè partecipare a votazioni sui consiglieri, a meno che il governo non proceda a un'effettiva riforma della governance della Rai. Ma all'interno del Pd dissente l'ex ministro dell'Istruzione Fioroni, che chiede a Monti di indicare anche i nomi mancanti, che i partiti dovrebbero impegnarsi a votare per uscire dall'empasse. Proposta condivisa da Casini e osteggiata dal Pdl, mentre Di Pietro, provocatoriamente, chiede addirittura che prima di essere messa ai voti, la presidente designata Anna Maria Tarantola, attuale numero tre di Bankitalia, si presenti in commissione per dimostrare la sua competenza televisiva.
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