
Per una volta tanto Walter Veltroni non usa mezzi termini. Nella prima delle innumerevoli riunioni che si accavallano da mane a sera in questo martedì alquanto infausto per il Pd, l’ex segretario è netto. Con i suoi parla chiaro: «Il partito è andato male: è stato un risultato devastante. E mi sembra del tutto inutile la strategia di continuare ad andare dietro all’Udc, perché vedrete che alla fine Casini andrà con il centrodestra». Stroncata la linea della ditta Bersani-D’Alema, Veltroni tenta di immaginare quale possa essere adesso la prospettiva per la minoranza interna: «Dobbiamo aprire una discussione dentro il partito, dobbiamo fare una battaglia politica. Bisogna rilanciare la vocazione maggioritaria del Pd e ridargli un profilo riformista, perché così come è adesso non si presenta come un’alternativa credibile. Occorre dare un progetto a questo partito che non ne ha uno. Area Democratica deve portare avanti la sua iniziativa e poi vediamo come va a finire...». E sul significato di quella frase lasciata là in sospeso si sono interrogati in diversi.
Già, perché più d’uno nella minoranza ritiene che il contenitore Pd non vada più bene, che sia il tempo di inventarsi qualcosa di nuovo. Ma di questo ancora non si parla nelle riunioni della componente di minoranza dei Partito Democratico. Dunque, Veltroni è determinato ad andare avanti: «Non possono fare finta che non sia successo niente», ripete a tutti nelle varie riunioni. Fino a quella notturna, con la maggioranza: il coordinamento.
L’ex segretario accusa il gruppo dirigente di «non aver capito che il Paese è stanco e rabbioso». E ancora: «Berlusconi propone il presidenzialismo e noi non gli opponiamo niente, promette cose che poi non fa, ma comunque manda un messaggio e noi niente». Se la prende anche con lo «spreco di soldi in campagna elettorale», boccia le sezioni del Pd trasformate in «comitati elettorali». Non manca - come potrebbe? una stoccata sull’Udc: «Dal bipolarismo non si torna indietro e l’Udc ha perciò le spalle al muro».
Veltroni parte lancia in resta. Ma anche Piero Fassino che finora all’interno di Area Democratica sembrava il più prudente alza il tiro: «Bersani sbaglierebbe a minimizzare quello che è successo: il Pd è andato male». Del resto, la pensa così anche l’altro leader della componente, il capogruppo alla Camera Dario Franceschini: «Un risultato incredibile: siamo scesi sotto le Europee. A questo punto la segreteria deve invertire la rotta, bisogna tornare allo spirito originario del Pd. Abbiamo davanti a noi tre anni senza elezioni e quindi basta con l’ossessione delle alleanze, cerchiamo di dare un’identità a questo partito».
Insomma, Area democratica è bella agguerrita. E non è disposta a fare sconti. E’ quasi crudele Beppe Fioroni, responsabile Welfare con gli esponenti della maggioranza del partito che sostengono che in realtà il Pd ha vinto: «Ohi, ho visto che stanno dando i numeri». Ed Ermete Realacci: «Più che allearci con l’Udc dovremmo allearci con la Lega».
Ma è Veltroni il più scatenato di tutti: «O quelli cambiano linea - dice ai suoi o rischiano di grosso».
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