
«E` una decisione del Parlamento, non vedo lo scandalo. Solo in Italia abbiamo trasmissioni
in cui non c`è confronto, ma risse da pollaio. Per decoro, penso sia un bene che certe
trasmissioni siano diverse». Premesso che a suo parere la legge sulla par condicio «è liberticida» e «andrebbe abolita», Berlusconi commenta così la decisione della commissione di Vigilanza, presa
dal centrodestra la notte scorsa su proposta del radicale Beltrandi, che cancella dai palinsesti
Rai gli approfondimenti informativi (Porta a Porta, Ballarò, Annozero, Report, In mezz`ora...) sostituendoli con Tribune elettorali. A meno che non si trasformino essi in Tribune governate dalle
ferre regole della comunicazione politica, con tutti i candidati governatori in campo, e
pure i partiti che presentano liste, il conduttore a passare la parola e far rispettare i tempi.
Una norma già battezzata «Editto di San Macuto» dai conduttori in stato di guerra.
Le battute del premier, pronunciate in serata, gelano i tentativi del presidente della Vigilanza Zavoli (che ieri ha convocato l`ufficio di presidenza) di cercare una mediazione interpretando in modo più
soft le nuove norme, come chiedevano Pd e Udc, contraria la Lega, possibilista il Pdl, «pur di non toccare la norma in sè». E gettano benzina sul fuoco delle polemiche già aspre e della protesta dell`Usigrai che ha annunciato un giorno di sciopero e prossime manifestazioni di piazza coi
cittadini, in un`assemblea affollatissima alla Fnsi coi conduttori big, da Santoro a Annunziata,
da Floris a Gabanelli, a lacona e Vianello, presenti anche i direttori di rete Mazza e Di Bella, con Vespa a Paragone che fanno sapere di condividere («Trovo molto grave l`azzeramento dei programmi informativi prima delle elezioni, spero in spazi di mediazione», dirà Vespa).
Bersani era stato fermo ma sobrio nel chiedere di rivedere la decisione della Vigilanza, «perché tocca profili di libertà». «La preoccupazione dei radicali di veder garantito l`accesso è storica, ma altrettanto lo è quella del centrodestra di ovattare la realtà e nascondere i problemi». «Una pagina
nera della Vigilanza», commentava Vita, padre della legge di par condicio. Lastessa richiesta
di recedere arrivava dai consiglieri di opposizione, che parlavano di «regole di difficile applicazione,
anche nei notiziari, che violano i diritto dei giornalisti di informare e quello dei cittadini di essere informati». Dopo le parole di Berlusconi i toni sono saliti, in testa Di Pietro, che vede «nelle aggressioni continue a magistratura e libertà di informazione la conferma del disegno piduista del governo». Allarme e preoccupazione erano emersi nell`assemblea. «Non solo i conduttori, ma anche
i vertici vengono esautorati», diceva Annunziata. Floris denunciava «l`ingordigia dei politici», Rizzo Nervo lo contraddiceva: "Si vogliono solo sopprimere certi programmi». «Con tutte le elezioni che ci sono, finiremo come le pecore nei vecchi intervalli, guidati dal pastore Pannella», ironizzava
Santoro. Si parlava di profili incostituzionali, di ricorsi legali, del fantasma del conflitto di interessi che riemerge, visti i danni economici per la Rai legati all`azzeramento di programmi ricchi di spot, a favore della concorrenza. E` un aspetto che preoccupa molto anche i vertici Rai che oggi in cda discutono come uscirne, posto che l`azienda deve obbedire, Dura lex sed lex». Il presidente
Garimberti esprime un personale «disappunto». La novità imbarazza anche l`Agcom, che ieri infatti ha varato solo la prima parte del regolamento per le tv private. Di solito ricalca quello Rai, ma pare che Mediaset non ne voglia sapere. Calabrò incontrerà Zavoli.
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