
Un'altra settimana e saremo all'Epifania, solenne festività cristiana ma anche, almeno in Italia, festa della vecchia strega, sadica dispensatrice di regali e carbone ai bambini. I Vangeli (Matteo, 2,1-12) raccontano che in quel giorno i Re magi (uno dei quali era di colore, chissà che penseranno quelli della Lega) seguendo la cometa giunsero alla grotta e offrirono al Bambinello oro, incenso e mirra. Non so se all'epoca esistessero le dogane qualche balzello l'avranno pur dovuto pagare traversando l'uno o l'altro confine - però oggi quei doni rischierebbero addirittura di non arrivare, sottoposti a ruvide perquisizioni da parte di occhiute guardie di Finanza e magari sequestrati per mancanza di bolla di carico. E i magici re potrebbero trovare conveniente utilizzare, almeno per l'oro, i servizi bancari, oggi molto efficienti nel loro lontano oriente.
Ma, al di là degli scherzi: il sei gennaio non è più, oggi, una festa deplorevolmente consumista. La crisi che stiamo attraversando ha ridotto e ridurrà ancor più le possibilità di spesa delle famiglie. I negozi sono vuoti e anche Piazza Navona, dove fino all'anno scorso gli stand rigurgitavano di regali d'ogni genere, appare fiacca e svogliata, Avranno successo i giocattoli Made in China: illegali e pericolosi, però costano poco. E c'è da chiedersi se i doni dei Re magi sarebbero oggi considerati generi di prima necessità o invece di lusso, sottoponibili a patrimoniale, come un'auto di grossa cilindrata, grazie ai controlli incrociati promossi dal governo Monti.
Gli economisti cercano di individuare le cause profonde, le radici della depressione che fa spegnere le luminarie dell'Epifania. E se gli economisti e, in parte, i politici puntano il dito accusatore su una gestione delle risorse e dell'economia troppo allegra e imprevidente (ah, se avessimo adottato tempo fa il principio di precauzione, se avessimo ascoltato le litanie dei catastrofisti...) altri denunciano come responsabile una generale crisi dei valori, anzi più specificamente una crisi dell'"etica". Ritorna così una antica formula interpretativa delle vicende umane, quella che attribuisce ai vizi o ai cattivi comportamenti dell'uomo le sue disgrazie e persino le sue malattie. È la tesi che sottende l'episodio biblico-della distruzione di Sodoma e Gomorra: "Non , vi è in quelle città un solo uomo giusto, Sodoma è una capitale gay...".
A mio modesto avviso, se si assume come metro di misura e di giudizio, appunto, la corrispondenza tra virtù, etica, e prosperità non si va molto lontano.
Le banche saranno pure tirchie, i mutui, i prestiti, i future costano sempre di più e sono sempre più spericolati, ma alle banche non si possono imputare colpe etiche, sono enti impersonali, non hanno valori. E occorrerà evitare anche un altro equivoco - il peggiore - che invece circola a pieno ritmo in certi ambienti: fare dell'Europa il capro espiatorio per i nostri disastri. Si elogia senza riserve l'America e si punta il dito impietoso contro il Vecchio continente, laicista e spregiatore dei valori religiosi.
Troppo facile: come ci si può dimenticare che l'origine della crisi, economica ma prima di tutto finanziaria, la si trova proprio in America, in quello che è il cuore, o forse il cervello dell'America, Wall Street, sede della più forte concentrazione finanziaria del globo? Da lì è cominciato tutto e diciamocelo con franchezza - proprio per responsabilità di governi tra i più religiosamente considerati e apprezzati (semmai fu il cattolico Kennedy a sminuire il ruolo pubblico della religione). Nonostante tutto, ancora oggi, se l'Europa è messa male non è che l'America stia meglio. Perché allora questo accanimento anti europeo?
Si insiste che vi sia bisogno, per il Vecchio continente, di ritrovare uno stimolo spirituale che risollevi le sue forze esauste e le faccia volgere verso imperativi concreti. Ci si scandalizza perché quest'anno i biglietti di auguri degli europarlamentarí evitano ogni riferimento al Natale e alla tradizione religiosa. Ma anche Obama ha mandato in giro cartoline con auguri di buone feste e la foto del cane di famiglia, senza riferimenti religiosi. E poi, al centro dell'Europa c'è un paese, la Germania, dove tutto sembra vada benissimo, dove anche i commercianti sono soddisfatti delle vendite natalizie, e che non è un gran modello di moralità pubblica.
Abbiamo bisogno dell'Europa
Secondo molti, al contrario, il guaio dell'Europa è che di Europa ce n'è ancora poca, sarebbe bene che ce ne fosse di più, con istituzioni comuni salde e funzionali - a Bruxelles e a Strasburgo - anche nella gestione dell'economia e della finanza.
A me, per quel che ne posso capire, questa indicazione pare quella giusta, credo che siano le buone istituzioni politiche a generare una buona etica, piuttosto che il contrario. Infine, tornando all'America: se non vado errato, sulla banconota da un dollaro c'è o c'era, ben visibile, la scritta "In God we trust". Non mi pare bella questa accoppiata tra una moneta (e che moneta!) e Dio: ha qualcosa che a una sensibilità cattolica non può piacere.
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