
Il 4 luglio, in una infernale giornata di quel caldo padano che in galera moltiplica la sua potenza, è iniziato lo sciopero della fame di Roverto Cobertera, uno della nostra redazione, un uomo condannato all’ergastolo che, da quando è entrato a far parte del nostro gruppo, non ha mai smesso di proclamare la sua innocenza. Roverto ha avuto in primo grado una condanna a 24 anni per omicidio, che in appello è diventata un ergastolo, fine pena mai.
Si ironizza spesso che in galera si sentono tutti innocenti, nella redazione di Ristretti Orizzonti non è così, le persone si assumono le loro responsabilità, e lo fanno anche davanti a centinaia di studenti che ogni anno entrano in carcere e ascoltano le loro testimonianze. Dunque se una persona lì dentro dice di essere innocente, non è una fra tanti che non hanno voglia di sentirsi responsabili, e se quella persona è disponibile a mettere a rischio la sua vita per dimostrarlo, noi pensiamo che quella persona sia particolarmente degna di attenzione.
A Roverto possiamo solo dire che gli siamo vicini, con tutto il nostro affetto, che è grande ed è cresciuto proprio di fronte alla sua sofferenza e alla forza con cui vuole dimostrare che è innocente, possiamo dirgli che vorremmo in tutte le maniere fare qualcosa per lui, ma quello che non vogliamo è che debba rinunciare alla vita per essere ascoltato.
Qualcosa si può fare davvero? Qualcuno lo può aiutare? Qualcuno può prendere in mano le carte del suo processo e, se si convince che ci sono elementi seri per provare che quella condanna è ingiusta, prendersi a cuore il suo caso e dargli una mano? [3]
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