
L'ultimo capitolo della montante opposizione di una buona parte della politica e della maggioranza della popolazione tedesca a ogni intervento per salvare l'euro l'ha aperto ieri mattina il giornale bavarese Sueddeutsche Zeitung, rivelando i progressi di una proposta italo-francese per dare una licenza bancaria al fondo salva-Stati Esm. In modo che possa finanziarsi a basso costo presso la Banca centrale europea e comprare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. Dal ministero delle Finanze è venuta subito una nota secondo cui questa misura non è necessaria. Nei giorni scorsi c'era stata la puntualizzazione della Bundesbank contro il possibile acquisto di debito pubblico da parte della Bce.
Ma non è degli organismi tecnici che vengono le polemiche più conclamate, anche se la Bundesbank è da sempre il baluardo di un'ortodossia monetaria inflessibile, alla quale fanno riferimento tutti gli elementi più avversi al cambiamento della società tedesca. Sono bastate a ricordarlo le bordate sparate nelle ultime ore dall'ex capo economista della Bce, Otmar Issing, l'uomo che più di tutti ha contribuito a modellare l'Eurotower sulla Bundesbank, e dal suo successore Jürgen Stark contro ogni idea che sfidi il dogma.
Negli ultimi giorni le voci più stridenti sono venute dalla quasi totalità della stampa, che ha sposato una linea contraria a ogni possibile azione che implichi una deviazione anche minima dal credo della stabilità dei prezzi (di solito interpetato, a differenza che all'interno della Bce, a senso unico, quindi con una preoccupazione viscerale contro l'inflazione e un "neglect", più o meno benigno, verso la deflazione) o un potenziale esborso di soldi del contribuente tedesco.
L'opinione pubblica è convinta che la Germania stia portando da sola il peso dell'Europa e che gli altri Paesi europei, nelle parole del quotidiano popolare Bild, il più abile a interpretare, e a guidare, la pancia dei suoi lettori, vogliano semplicemente «prendersi i nostri soldi». E in politica si stanno rafforzando le voci di chi vuol limitare gli spazi d'azione dell'Europa per contrastare la crisi. E sono voci che vengono soprattutto dalla coalizione che sostiene il cancelliere Angela Merkel, in primis i cristiano sociali della Baviera e i liberaldemocratici, entrambi, per ragioni elettorali diverse, bisognosi di marcare una differenza. Le vacanze altoatesine della signora Merkel e la sua assenza dalla scena politica favoriscono le uscite in libertà. Ma è vero anche che, seppure popolare dal punto di vista personale, il cancelliere ha visto erodere il consenso alla sua azione in Europa. E questo potrebbe limitarne ulteriormente i margini di manovra, man mano che si va verso le elezioni dell'autunno 2013, e al di là di quanto già sta avvenendo per opera della Corte costituzionale, che ha limitato l'azione del Governo imponendo una sequela costante di passaggi parlamentari a tutte le decisioni europee e ha bloccato l'operatività del fondo salva-Stati Esm. Ma anche dopo il 12 settembre, quando la Corte si pronuncerà, il cancelliere avrà tutt'altro che le mani libere.
© 2012 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati