
Sono cominciate questa mattina in 1.458 seggi le elezioni per la futura Assemblea costituente libica. Si tratta della seconda operazione di voto nel Paese del post-Gheddafi dopo quelle legislative del sette luglio 2012. Il nuovo organo dovrebbe essere composto da sessanta membri eletti e divisi equamente tra le tre regioni: Tripolitania (ovest), Fezzan (sud) e Cirenaica (est) e avrà il compito di redigere la nuova Costituzione. Sei seggi saranno assegnati a donne mentre altri sei saranno divisi tra le tre minoranze: i tebu, tuareg e amazigh (berberi). Secondo i dati dell’alta commissione nazionale per le elezioni, i candidati che si sono presentati sono 649 di cui 64 donne, mentre per quanto riguarda le minoranze quattordici sono tebu e sei tuareg. Nessun amazigh figura tra i candidati: questi ultimi, infatti, hanno deciso di boicottare il processo elettorale, perché lamentano la loro marginalizzazione, così come ai tempi di Gheddafi, e rivendicano una migliore rappresentanza nella costituente.
Oltre cinquantamila unità di polizia e dell’esercito sono state poste alla protezione dei seggi elettorali. La decisione è stata annunciata oggi dal ministero degli Interni, dopo le tensioni per l’ultimatum di sapore golpista e l’intimazione a dimettersi rivolto martedì da alcune potenti milizie ai deputati del Congresso transitorio. Ultimatum caduto poi in extremis solo grazie a un nebuloso compromesso con il premier, Ali Zeidan. Ma nel frattempo nel Paese non si placa l’ondata di violenze. A Bengasi un giudice è stato gravemente ferito nell’esplosione di un ordigno piazzato sulla sua vettura. Fonti mediche dell’ospedale Al Jalaa hanno riferito che Milud Ammar Al Rajahi è in condizioni critiche. Preoccupazione per la situazione in Libia è stata espressa ieri anche dall’Italia. «Le notizie sulle nuove convulsioni di piazza a Tripoli rafforzano la mia convinzione che la Libia debba urgentemente uscire senza l’uso della forza dallo stallo politico», ha affermato il ministro degli Esteri, Emma Bonino. «Serve una forte iniziativa delle forze politiche per individuare in tempi brevi un percorso credibile di soluzione dalla crisi in modo pacifico e democratico», ha proseguito la responsabile della diplomazia italiana chiedendo che con l’odierno voto i libici colgano «l’occasione per ripartire lungo un percorso di ricostruzione istituzionale e economica».
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