
Nel tentare un'indifferibile riforma a 360 gradi del trasporto pubblico locale che faccia chiarezza sui fondi necessari e soddisfi i pendolari, il Governo dovrà tenere conto del tema della concorrenza. È ora di farla finita con i monopoli di ogni colore, su base nazionale e su base locale, che nascondono rendite ormai insostenibili. Occorre una politica di liberalizzazione che rompa davvero queste incrostazioni e apra le porte a forze imprenditoriali nuove. Va difeso il lavoro, certo. Ma bisogna immettere capitali e capacità nuove, salvando le aziende pubbliche efficienti (e portandole a dimensioni accettabili) ma anche facendo entrare privati e stranieri. La politica di liberalizzazione imperniata su un'Autorità di trasporto autorevole e indipendente - può muoversi in tre direzioni: liberalizzare tutto ciò che ha un ritorno economico e non giustifica più una concessione in esclusiva anche su pezzi direte, come i collegamenti ferroviari e su gomma per gli aeroporti; aumentare l'offerta dei servizi amministrati e controllati come i taxi; mettere sempre a gara i contributi pubblici necessari per sostenere un servizio in concessione. Una cura da cavallo di questo tipo riduce i costi e migliora il servizio. E chi sbaglia, fuori.
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